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Auguri  di  Pasqua

Una Pasqua diversa dal solito, anche se è sempre la stessa nel suo contenuto. Diversa perché segnata anche quest’anno dal virus maligno che ammorba relazioni, stile di vita, abitudini buone, e che “livellando” tutti al minimo, ci fa comprendere il senso della fragilità, della provvisorietà, della morte incombente che può visitarci quando meno ce la aspettiamo. 

Il contenuto della Pasqua però non cambia e non può cambiare; anzi appare ancora più importante e decisivo, perché afferma con forza la vittoria del bene sul male, della vita sulla morte, di ciò che è definitivo ed eterno sul limite e l’effimero di questo mondo e della sua cultura con le sue pretese.

Un contenuto però, che è visibile solo agli occhi della fede, e che è percepibile, come esperienza trasformante, solo da chi ha il cuore aperto all’amore e la disponibilità a mettere in gioco se stesso nella gratuità del dono sull’esempio e alla sequela del Signore Gesù morto e risorto per tutti.

Nel clima sospeso della pandemia, tutto è diventato più fragile e aleatorio. Anche ciò che profuma di bellezza e di gioia, si è come impoverito della sua capacità di effondere fragranza di vita. Da qui, la pretesa negazione di ciò che sta accadendo, o l’evasione irrazionale, quasi che negare o fuggire dalla realtà fosse un modo valido per risolvere il problema. E questo a tutti i livelli: dalla politica all’economia, dalla vita familiare a quella sociale, con il rischio che alla fine tutto si risolva in un “si salvi chi può” e in un “ognuno per sé” senza neppure aggiungere il consueto “Dio per tutti”.

E’ ovvio che chi ne fa le spese siano i più fragili e i più indifesi. E fragili e indifesi, se sono gli anziani e i malati, chi è già segnato dalla povertà e dall’ostracismo sociale, sia pure per motivi diversi, lo sono anche i giovani.

E’ proprio alla realtà giovanile che vorrei rivolgere la mia attenzione e richiamare quella della nostra Chiesa diocesana, in occasione di questa Pasqua.

Nel progetto pastorale diocesano avevamo voluto dedicare la nostra attenzione proprio ai giovani, estendendola poi al contesto familiare in cui essi vivono. La pandemia ci si è messa di traverso costringendoci a modificare progetti e intendimenti, ma ha anche reso ancora più urgente il tema, mostrandoci che la disattenzione verso i giovani mette a rischio in maniera pesante la speranza del futuro.

Per questo vorrei richiamare tutta la nostra Chiesa a non perdere di vista questa tematica: gli adulti, perché non si sottraggano alla loro responsabilità educativa; le famiglie perché non si arrendano alle difficoltà e diano nuovo respiro alla loro azione formativa; le comunità parrocchiali perché non si chiudano su se stesse, magari lamentandosi della situazione, ma non operando per comprendere i loro giovani e per dialogare con loro; i giovani stessi, perché non si rassegnino all’insignificanza e alla banalità del vivere alla giornata.

Vorrei che questo appello giungesse anche alle Istituzioni civili, alla scuola, al mondo dello sport, alle realtà culturali e del tempo libero: i giovani non possono essere ridotti, come spesso succede, solo ad una categoria utile a sviluppare interessi economici. Si dice spesso che i giovani sono il futuro della società, ed è vero; ma il futuro si costruisce ora, nel presente, con attività formative che sappiano coinvolgere gli interessati e che hanno bisogno non solo di risorse finanziarie, ma soprattutto di una attenzione d’amore. Solo in questo modo può rinascere il dialogo tra adulti e giovani e soprattutto i giovani potranno esprimere tutta la ricchezza che portano in sé e quella freschezza di speranza di cui tutti abbiamo bisogno. Non possiamo permetterci di spengere la fiducia dei giovani nel futuro e di azzerare le loro legittime aspettative. 

Pasqua è proprio l’occasione preziosa per rilanciare la forza della speranza cristiana che affonda le sue radici e attinge la linfa che la rende sempre fresca e vivace, da Cristo Risorto, speranza della gloria. Una speranza che spinge il nostro sguardo “oltre” i limiti delle difficoltà che stiamo vivendo, e che ci permette di non smarrire la fiducia che non siamo mai soli, perché il Risorto è con noi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo.

Auguro a tutti di rinsaldare questa certezza, di ravvivarla con il fuoco dell’amore che sgorga dal cuore squarciato di Cristo crocifisso e risorto, e soprattutto di contagiare quanti ci stanno accanto con questa forza che viene dall’alto, perché anche nel mezzo di questa pandemia, possiamo dirci gli uni agli altri: non temere! Cristo è risorto, e con Lui e in Lui la pienezza della vita è dono per tutti e sempre!

+ Giovanni Paolo Benotto

Arcivescovo