S.E. Mons. Saverio Cannistrà, O.C.D.
Biografia
S.E. Mons. Saverio Cannistrà, O.C.D., è nato a Catanzaro il 3 ottobre 1958. Dopo la Laurea in Filologia romanza presso la Scuola Normale Superiore di Pisa ha avuto un’esperienza lavorativa come redattore presso una casa editrice. Il 17 settembre 1985 è entrato nel noviziato della Provincia Italiana di Toscana dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi e ha emesso la Professione Perpetua il 14 settembre 1990. Il 24 ottobre 1992 è stato ordinato sacerdote.
Ha ricoperto i seguenti incarichi e svolto ulteriori studi: Dottorato in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma (1998); Docente di Teologia trinitaria presso la Pontificia Facoltà Teologica e Istituto di spiritualità “Teresianum” di Roma (1995-2003); Professore di Cristologia e Antropologia Teologica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale di Firenze (2003-2009). Nel 2007 è stato eletto membro del Consiglio di presidenza dell’Associazione Teologica Italiana.
Nella Provincia Toscana dei Carmelitani Scalzi è stato: Consigliere Provinciale (1996-2002); Maestro dei postulanti e degli studenti (1999-2008); Provinciale (dal 2008). È stato inoltre Preposito Generale dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi (2009-2021).
Stemma
Blasone: Partito: Nel 1° d’azzurro, al tratto di mura della Città di Avila, confinanti e fondate sulla campagna erbosa, il tutto al naturale; nel 2° d’oro, alla banda ondata d’azzurro; col capo attraversante, di tanè, cappato di bianco e crociato alla sommità, a tre stelle di 6 raggi dell’uno nell’altro.
Lo scudo, accollato alla croce astile doppia trifogliata d’oro, e timbrato da un cappello prelatizio di verde a 10 fiocchi per lato dello stesso, con il pallio pendente sotto la punta.
Motto: SERVA COR TUUM.
Spiegazione simbolico – teologica
Nel 1° «quarto» di uno stemma partito troviamo la rappresentazione al naturale di un tratto della mura medievali di Avila. Il tratto di mura (rappresentato confinante, cioè in modo da toccare i bordi della campitura) richiama in modo immediato non solo la città di Avila ma anche la spiritualità carmelitana, inscindibilmente legata ad essa. In particolare, le mura di Avila sono un richiamo al Castello interiore di santa Teresa di Gesù, che descrive l’anima come un castello dalle sette dimore, nella più interna delle quali abita Dio stesso. Nella simbologia dello stemma le mura significano la custodia dell’interiorità, la cura del cuore enunciata dal motto episcopale Serva cor tuum, citazione di Prov 4,23: «Omni custodia serva cor tuum, quia ex ipso vita procedit» («Più di ogni cosa degna di cura custodisci il tuo cuore, perché da esso sgorga la vita»).
L’azzurro del campo richiama il cielo terso di Castiglia nei giorni di sole luminoso, ma al contempo simboleggia la santità che, splendente nella vita e nelle opere di Teresa di Gesù, è la misura alta della vita di ogni credente. L’aspetto verdeggiante che caratterizza la campagna («pezza» araldica orizzontale che occupa circa la terza parte inferiore del campo), oltre a riprendere le fattezze reali del terreno su cui sorgono le mura rappresentate, simboleggia anche la fecondità della preghiera di cui Santa Teresa e San Giovanni della Croce sono maestri.
Nel 2° quarto troviamo una composizione di gusto araldico più stilizzato, con una banda ondata d’azzurro, movente su campo d’oro. L’onda azzurra per un verso allude al fiume Arno che attraversa la città di Pisa. Per un altro verso, rimanda alla seconda parte del versetto di Prov 4,23: «dal cuore sgorga la vita». Nell’Antico Testamento l’acqua sorgiva è più volte utilizzata come simbolo della salvezza donata da Dio. Ciò è vero a partire dal miracolo della sorgente scaturita dalla roccia nel deserto operato da Mosè (cfr. Es 17,6). Per la venuta del giorno del Signore i profeti annunciano che «acque vive sgorgheranno da Gerusalemme» (Zc 14,8). L’acqua diventa simbolo della vita nuova elargita da Dio ai suoi fedeli, e anzi a tutto il creato, come afferma Ezechiele riportando la sua visione: dal tempio di Gerusalemme sgorga acqua verso oriente, cioè verso la luce, e ogni essere vivente che si muove ovunque arriva il fiume vivrà, perché ovunque quelle acque giungono tutto risanano e a tutto danno vita (cfr. Ez 47,1-12). Nel Vangelo di Giovanni l’acqua è simbolo della Rivelazione di Dio portata nel mondo da Cristo che, accolta mediante la fede dagli uomini, li fa rinascere a vita nuova e diventa in loro sorgente che zampilla per la vita eterna (cfr. Gv 3,5; 4,7-14). Nello stesso Vangelo l’acqua diventa simbolo dello Spirito che il Cristo risorto dona ai suoi (cfr. Gv 7,37ss.). L’Apocalisse riprende questa ricca simbologia e descrive la Gerusalemme celeste come avente al suo centro il trono di Dio e dell’Agnello dal quale scaturisce un fiume con l’acqua di vita (cfr. Ap 22,1.3).
L’oro su cui, nel nostro stemma, si staglia la banda ondata richiama il valore inestimabile della fede, ma anche la beatitudine della nuova vita che, già donata per mezzo della fede ai credenti, diverrà piena e direttamente accessibile nel compimento salvifico della Gerusalemme celeste1.
A completare la composizione araldica troviamo il «capo di religione», innalzante le insegne araldiche proprie dell’Ordine Carmelitano, che rappresentano una montagna stilizzata con i lati arrotondati culminante nella croce e tre stelle. Le stelle, generalmente di 6 punte, sono disposte una al centro della montagna e due simmetricamente nell’ideale cielo. La montagna è un chiaro riferimento al Monte Carmelo, luogo di origine dell’Ordine, mentre le stelle rappresenterebbero, quella in basso la Vergine Maria, quelle in alto i due profeti Elia ed Eliseo suo discepolo, la cui memoria è biblicamente legata al Monte.
Da notare che nella composizione araldica considerata nel suo insieme, il simbolico rivolo di acqua scaturisce idealmente dalla montagna posta nel capo, richiamando così la lettura allegorica che San Paolo fa del miracolo dell’acqua narrato nell’Esodo, parlando della roccia spirituale che è Cristo (cfr. 1Cor 10,4).
- Ben più preziosa dell’oro provato col fuoco è la fede in Cristo (cf 1Pt 1,7).
Nella Gerusalemme celeste la vita splenderà come bene preziosissimo a tutti accessibile, dal momento che essa si presenterà “di oro puro, simile a terso cristallo” (Ap 21,18). ↩︎