IN ARRIVO IL NUMERO DI TOSCANA OGGI/VITA NOVA DEL 5 MARZO 2023
È in arrivo nelle case degli abbonati e nelle parrocchie il numero di Toscana Oggi datato domenica 5 marzo 2023. Qui trovate la prima pagina del dorso diocesano.
La foto di copertina è dedicata alla iniziativa «Facoltà, che difficoltà», il corso di orientamento universitario offerto dall’Azione cattolica ai giovani diplomandi. Andrea Bernardini ha intervistato il professor Andrea Bonaccorsi, ordinario di Ingegneria gestionale all’ateneo pisano, che da anni mette a disposizione la sua esperienza e la sua competenza dei giovani, alle prese con una scelta che segnerà la loro vita.
Fervono i lavori al tetto della chiesa di Montemagno, affidati alla ditta BM costruzioni. Completato l’allestimento del ponteggio sia interno che esterno, adesso i tecnici sono in grado di valutare nei dettagli le condizioni di conservazione e gli interventi necessari. L’orditura lignea (architravi, arcarecci, travicelli) dovrà essere completamente revisionata, per poi procedere alla ricollocazione delle mezzane, all’impermeabilizzazione e alla sostituzione della vecchia copertura in tegole marsigliesi con quella in coppi ed embrici, la più idonea a questo tipo di edificio. che sta organizzando varie iniziative di raccolta fondi. Sabato 25 febbraio nel teatro Valgraziosa si è registrato il tutto esaurito alla rappresentazione in salsa pisese, Otello, il Moro di Pisa interpretato dal Crocchio dei Goliardi spensierati. «Grazie al generoso impegno della compagnia e alle offerte degli spettatori, si potrà pagare una parte dei travicelli necessari» ha detto monsignor Antonio Cecconi, parroco di Montemagno e di tutta la Valgraziosa. Per continuare la raccolta fondi, è partita un’altra iniziativa, la mostra-mercato degli acquarelli di Olga Ogliari Brunelli, pittrice milanese che negli anni ‘70 e ‘80 ottenne numerosi premi partecipando a concorsi nazionali e internazionali, tra cui nel 1984 un riconoscimento al concorso Ambrogino d’Oro. La figlia Silvia, diventata nel frattempo calcesana, ha messo a disposizione parecchie opere della madre che sono esposte al Centro Fascetti, accanto alla Pieve di Calci. L’acquisto di un’opera di notevole valore pittorico sarà un altro modo di contribuire al rifacimento del tetto della chiesa di Montemagno. La mostra sarà aperta tutti i pomeriggi fino all’8 marzo, nonché le mattine del mercoledì, sabato e domenica. L’8 marzo, in occasione della festa della donna, dalle 10 alle 12 verrà offerto un «aperitivo poetico» come momento conclusivo dell’esposizione.
Seguiranno altre iniziative, affinché Montemagno riabbia la sua chiesa.
Il fusto del melograno è esile e fragile, proprio come Vera Vigevani Jarach che nei giorni scorsi lo ha piantato nello stesso posto dove il re Vittorio Emanuele III firmò le Leggi razziali contro gli ebrei dando avvio alla deportazione degli ebrei italiani verso i campi di concentramento nazisti e fascisti. Quell’atto fu anche l’inizio della incredibile storia di Vera e della sua famiglia. L’agiata famiglia Vigevani prese da subito coscienza di ciò che avrebbero comportato le leggi razziali: perciò i Vigevani decisero di emigrare in Argentina, dove avrebbe trovato accoglienza e sostegno da amici. Solo il nonno materno, Ettore Felice Camerino, non credette alla pericolosità della situazione e decise di non seguire la famiglia: verrà deportato e ucciso ad Auschwitz. In Argentina, Vera conobbe Giorgio Jarach, ebreo triestino, col quale si sposerà e da cui avrà la figlia Franca, nel 1959. Poco più che diciottenne, Franca subì la stessa sorte del bisnonno. Era una ragazza eccellente a scuola ed è impegnata nella solidarietà e negli organismi scolastici dove si fece notare per la sua determinazione e la partecipazione alle proteste. I genitori fiutarono il pericolo e la pregarono di andare in Italia, ma Franca si rifiutò di lasciare l’Argentina. I militari al servizio della dittatura di Videla la imprigioneranno e la getteranno da un aereo in volo sopra l’oceano. Franca e Ettore: due vittime di regimi diversi, accomunate dal non avere una tomba sulla quale piangere. È anche nel ricordo di Franca ed Ettore che Vera cominciò ad impegnarsi nell’associazione «Madres», impegnata nello squarciare il velo di silenzio che la dittatura ha imposto sugli assassinii e sulle violenze subite dai militari argentini. Per quarant’anni, poi, ha lavorato come giornalista culturale all’agenzia Ansa ed ha scritto libri sulla sua storia. A 95 anni ancora Vera viaggia tra l’Italia e l’Argentina: per spargere semi di pace, perché i giovani raccolgano il testimone della memoria da chi ha vissuto le tragedie della Shoah o dei desaparecidos argentini. In queste settimane ha incontrato centinaia di studenti a Milano, Firenze, Pisa, Roma e altre decine di comunità. A Pisa ha incontrato gli studenti della Consulta provinciale e i rappresentanti dei vari istituti della Provincia. Studenti emozionatissimi, ma esuberanti e curiosi che hanno attorniato Vera ricurva sulla sua carrozzina e l’hanno «ricoperta» di attenzioni affettuose e domande «pesanti» sulla sua dolorosa vita. All’incontro tra Vera Vigevani Jarach e gli studenti pisani c’era anche Luigi Puccini. Il servizio è a pagina III.
Nella chiesa medievale di «san Pietrino» in Cisanello – dedicazione attestante l’antichità del culto petrino a Pisa –, di pertinenza della parrocchia di San Biagio, il 21 febbraio scorso, nel mese del santo patrono, ha avuto luogo la giornata di studi «Il beato Giuseppe Toniolo e l’Università di Pisa. Ieri, oggi, domani». Attorno a un tavolo, a detta dell’assessore al Comune di Pisa Paolo Pesciatini, «tutti i mondi di Toniolo»: il politico, l’economico, l’accademico e il religioso. Moderatore il giornalista Stefano Mecenate. Un esercizio, quello di discutere del professore trevigiano, che ne ha accresciuto la consuetudine nel tempo: è la quarta edizione ad avere ad oggetto il «luminoso maestro di economia e sociologia, esempio di santità», nella definizione del parroco di San Biagio, don Tiziano Minucci. All’incontro hanno partecipato anche l’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto ed il rettore dell’ateneo pisano Riccardo Zucchi. Ha seguito tutto Maria Rita Battaglia e il suo servizio è a pagina IV.
Lo scorso 17 febbraio, i giovani della nostra diocesi hanno vissuto una serata particolare: la prima tappa del Tour «GMG nei vicariati» che la Pastorale Giovanile ha organizzato in vari territori diocesani. Quasi duecento ragazze e ragazzi hanno risposto all’invito di trovarsi alla Città del Teatro di Cascina, tutti insieme per parlare, divertirsi e conoscersi in vista del grande evento che li coinvolgerà in prima persona questa estate, insieme a centinaia di migliaia di altri giovani: la GMG di Lisbona. Il titolo della serata, «Rosso di sera, Lisbona si spera» non richiamava soltanto un famoso modo di dire, ma preannunciava gli ospiti della serata: la band Cubi Rossi, che con parole, sogni e musica ha dato profondità all’evento, intrattenendo con l’ampio pubblico un dialogo amichevole sui grandi temi che interessano ogni ragazzo, e ogni essere umano, quali la felicità, il futuro, le passioni, i sogni, la vocazione, la perseveranza, e si potrebbe continuare a lungo nell’elencare gli argomenti toccati in quel vivace scambio di battute che ha coinvolto tutti. Ce ne parla Filippo Del Gratta a pagina VI del settimanale.
Avete presente la raffigurazione pittorica dell’Annunciazione? Su questo evento biblico si sono cimentati i più grandi maestri dell’arte. Tutti – o quasi – allo stesso modo: la Vergine intenta, prima a filare o ad attingere acqua alla fonte, poi, dal IX secolo, a leggere un libro aperto su un leggìo o chiuso col dito fra le pagine per non perdere il passo, mentre l’Angelo arriva ad annunciarle che diventerà madre. Ma Antonello da Messina dipinge una scena differente. Maria è sola nella notte, non c’è l’Angelo. Ma il libro sì. La sua Annunciata, come tutte le altre ritratte dai pittori, ha un libro davanti a sé, su un leggìo, aperto. Già. Ma cosa legge in quel momento, quella fanciulla che presto diventerà la madre del figlio di Dio?
Se lo è chiesto anche il professor Michele Feo, che ne ha fatto oggetto di una ricerca e poi di un libro, Cosa leggeva la Madonna? Quasi un romanzo per immagini, pubblicato da Polistampa di Firenze per l’Accademia Toscana «La Colombaria».
Già, cosa leggeva la Madonna? Di tutto questo parleremo mercoledì 8 marzo alle ore 16 nel cenacolo della chiesa dei Cavalieri in occasione del prossimo «Thè di Toscana Oggi». L’incontro, com’è noto, è riservato agli abbonati, ma gli interessati possono comunque sottoscrivere un abbonamento di prova sul posto (dal costo di 10 euro) che dà diritto a partecipare al «Thé» e a ricevere il settimanale per un intero mese.
Il professor Michele Feo sarà intervistato da Cristina Sagliocco, storica, giornalista, collaboratrice del nostro settimanale. Al termine della conversazione, thè e pasticcini preparati ed offerti da Casa Cassiopea.
Poco più di un anno fa, il 12 febbraio, davanti alla Marina di Vasto, si concludeva il viaggio di Nino Guidi a piedi lungo il Sentiero Italia. Toscana Oggi aveva scelto di raccontarlo attraverso un sunto settimanale sul cartaceo e una cronaca quotidiana sulle pagine social.
Lo stesso giorno di venticinque anni prima, un gruppo di esperti pionieri dell’escursionismo, dopo lungo lavoro, si era messo in marcia da Santa Teresa di Gallura e in 368 tappe e 6000 chilometri era arrivato a Muggia (Trieste). Avevano disegnato l’itinerario pedestre più lungo d’Europa, il Sentiero Italia. Nel loro camminare attraverso le quattro stagioni avevano incontrato popolazioni, istituzioni e giovani studenti.
Anche in questo viaggio Guidi aveva creato le stesse condizioni di condivisione che aveva già usato in passato. Un’esperienza aperta a tutti anche se con le condizioni che la stagione invernale richiedeva. Un diario digitale dove poter seguire gli sviluppi di ogni giornata. Aveva costruito il viaggio inserendo alcune varianti che permettessero di incontrare gli abitanti resilienti delle Terre Alte di Appennino e aveva elaborato alcune occasioni nella speranza che questo viaggio generasse altro.
Proprio quel diario, scritto con il supporto del segnale diffuso a macchia di leopardo tra valli e crinali, era diventato lo strumento per alimentare il piacere per qualcuno di unirsi in cammino, per altri di riallacciare amicizie allentate dal tempo e dagli eventi. Per altri ancora era diventato ben di più. Infatti una amica e maestra vicentina, Francesca, aveva utilizzato i suoi resoconti giornalieri per lavorare con i suoi alunni sul tema del Camminare. Ora i ragazzi hanno voluto conoscere la guida ambientale, che è salito fino a Schio (Vicenza) per raccontare la sua esperienza. Il servizio è a pagina VII.
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