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Vita Nova del 29 Maggio 2022

È IN DISTRIBUZIONE IL NUMERO DI TOSCANA OGGI DATATO DOMENICA 29 MAGGIO 2022
È in distribuzione il numero di Toscana Oggi datato domenica 29 maggio. Ecco la prima pagina del dorso diocesano.

Una fidanzata santa: don Oreste Benzi, fondatore della comunità papa Giovanni XXIII che dopo gli sposi santi, i genitori santi e gli amici santi, si augurava di veder presto sugli altari una <fidanzata santa>, Sandra Sabbatini. Ma chi era Sandra Sabbatini? Nata a Riccione, in provincia e diocesi di Rimini, il 19 agosto del 1961, da quando aveva quattro anni, Sandra visse con i genitori ed il fratello minore nella canonica di suo zio, don Giuseppe Bonini. A dodici anni fece il suo primo incontro con don Oreste Benzi, parroco a La Resurrezione a Rimini. Sul suo esempio, anche lei scelse di condividere la vita con persone con gravi disabilità e tossicodipendenti, accolte nella comunità papa Giovanni XXIII. Anche per questa ragione, dopo la maturità scientifica, si iscrisse alla facoltà di Medicina dell’Università di Bologna. Durante una festa di Carnevale incontrò Guido Rossi, l’amore della sua vita. Entrambi vissero in maniera casta il loro fidanzamento, in attesa di sposarsi. La mattina del 29 aprile 1984, mentre scendeva dall’auto per partecipare con il fidanzato e un amico all’assemblea della comunità Papa Giovanni XXIII a Igea Marina, venne travolta da un’altra auto. Morì dopo tre giorni di coma in ospedale. Don Benzi la indicò subito come modello, non solo per i giovani della sua comunità. Sandra è stata beatificata il 24 ottobre del 2021 nella cattedrale di Rimini. La storia della <fidanzata santa>, raccontata a pagina II del settimanale da Andrea Bernardini, sarà ricostruita domenica pomeriggio (dalle ore 15) nella chiesa di San Piero a Grado da un’amica di Sandra, Daniela Santini, che con lei ha condiviso l’impegno tra gli ultimi nella comunità Papa Giovanni XXIII.
<Stiamo vivendo una bella esperienza di Chiesa, in ascolto e in cammino>: il responsabile diocesano don Emanuele Morelli riavvolge il nastro del percorso sinodale compiuto in questo anno pastorale dalla Chiesa pisana. E si dice soddisfatto per come, in diocesi, si è sviluppata la campagna di ascolto e condivisione tra sacerdoti, diaconi, religiosi, fedeli laici ed anche per i tentativi di <approccio> compiuti verso i battezzati – e sono tanti – che stanno sulla soglia delle nostre chiese e verso chi conosce, non capisce, è diffidente o indifferente all’alfabeto usato da chi fa vita di comunità. L’intervista di Andrea Bernardini è a pagina III.

Una piccola chiesa di origine medievale sorte in piazza San Ranierino, a due passi dal vecchio (un tempo unico) ingresso dell’ospedale <Nuovo Santa Chiara> nel quartiere di Cisanello a Pisa. È intitolata a san Ranieri, patrono principale di Pisa, il <santo dei poveri, sì, ma anche degli ammalati> tiene a precisare il cappellano ospedaliero monsignor Luca Casarosa. Alcuni studenti del liceo artistico Russoli hanno realizzato un bassorilievo dedicato a San Ranieri, collocato nello spazio di una lunetta, sopra la porta di ingresso della chiesa. L’inaugurazione del bassorilievo è avvenuta nei giorni scorsi. Il servizio è a pagina IV.

È una bella storia di amore quella segnata dalla presenza delle suore francescane missionarie dell’Immacolata, da 25 anni impegnate nell’istituto <Duchi Salviati> a Migliarino pisano. Una storia raccolta in una pubblicazione, presentata lo scorso 16 maggio. Ce ne parla Gabriele Ranieri in un articolo a pagina IV.
La guerra era appena iniziata quando l’arcivescovo Ugo Camozzo chiamò un giovane prete, don Lido Rossi, per affidargli la prioria di Porta a Mare. Don Lido fece il suo ingresso il 12 agosto 1941: in quel quartiere presterà servizio per ben 21 anni. È qui che il sacerdote avvierà, nella sala adiacente la cappella di Santa Lucia «un cinema a passo ridotto», con «tante difficoltà e poco risultato» come scriverà lui stesso. Una «soluzione» alternativa arriverà con l’oratorio. La ricostruzione dell’Associazione generale italiana dello spettacolo (Agis): «Fin dal 1953 don Lido Rossi, con il contributo normale e quello dei fedeli ha costruito o meglio ricostruito la chiesa e con essa la vasta sala parrocchiale. Il maggior contributo lo dette e continua a darlo lo stabilimento di Pisa della Saint Gobain». Perché tanto interessamento della Saint Gobain? Perché il «suo» cinema aziendale era stato distrutto dai bombardamenti e la società aveva rinunciato ad avviarne uno nuovo, anche perché avrebbe avuto difficoltà a «trasferirvi» la vecchia licenza. Nonostante il coinvolgimento dell’azienda di Porta a Mare, il cinema parrocchiale non «sfonderà» più di tanto. Don Lido Rossi, nel consegnare il testimone al suo successore, don Spartaco Mugnai, gli dirà: «Tu, qui, dovrai scontare i tuoi peccati. E anche i miei», in riferimento al pesante passivo economico. Un passivo che don Lido attribuiva al «boicottaggio dei comunisti», ma anche «all’apatia dei cattolici anche tesserati, non ha permesso di realizzare le rosee speranze iniziali». Di fronte a tanta diffidenza, don Spartaco deciderà di spalancare le porte agli operai delle numerose fabbriche presenti nel quartiere. Una bella e significativa storia, che ci racconta Luigi Puccini a pagina V del settimanale.

Si intitola <Unplanned> ed è un film che racconta una storia vera. La storia della protagonista, Abby Johnson, ma anche quella di tanti, troppi bambini che non hanno la possibilità di venire alla luce. È un film che fa luce sulla realtà dell’aborto, solitamente nascosta non solo perché avviene nel buio dell’utero materno e nell’intimità della propria coscienza. Abby lavora con impegno in una delle cliniche della Planned Parenthood, la più grande società che si occupa di «salute riproduttiva». Crede al suo lavoro. Pensa di ridurre gli aborti promuovendo la contraccezione. Ritiene anche che l’aborto sia necessario, quando ha di fronte a sé donne non in grado di sostenere il peso di un figlio. Ma, pur avendone fatto esperienza, non sa davvero cosa sia un aborto. Ecco, la sua storia è quella di una lenta decostruzione dell’idea di aborto. Chi viene alla luce illumina dice un verso di una canzone di Niccolò Fabi. Vero. Anche quando a venire alla luce è la realtà. Venerdì scorso il film Unplanned è stato proiettato al cinema Odeon di Pisa. Irene Bonaccorsi è andata a vederlo per noi.

Il palazzo arcivescovile «spalanca» virtualmente le sue porte ai visitatori. La visita virtuale al palazzo, presentato nei giorni scorsi in conferenza stampa, si sviluppa sul portale BeWeB (Beni ecclesiastici in web), grazie ad una felice collaborazione tra l’ufficio diocesano e i dipartimenti universitari di Civiltà e forme del sapere e di Ingegneria dell’informazione, insieme nel progetto «VIE d’ARTE-Esplorazioni virtuali integrate per arti, rotte, territori, esposizioni», vincitore del bando regionale «100 ricercatori per la cultura», finanziato dalla Regione Toscana. La pagina web dedicata è stata organizzata in modo tale che l’utente possa scegliere come visitare il Palazzo Arcivescovile. Come? Ci racconta tutto Veronica Baudo in un suo contributo pubblicato a pagina VI del settimanale.

Malbacco è a un tiro di schioppo da Riomagno e Riomagno lo è da Seravezza. Il toponimo è già tutto un programma: passaggio malagevole, e il rimando è al guado del torrente Serra che lambisce tumultuosamente il borgo e ai canali del Borrone e di Rota che lo fiancheggiano. Ci porta a Malbacco la nostra Anna Guidi nel suo contributo per <Girovagar di loco in loco> pubblicato a pagina VII del settimanale.

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