il portale della Chiesa Pisana

Cammino sinodale – Sintesi diocesana primo anno

La Chiesa di Dio è convocata in Sinodo

Introduzione: Rilettura dell’esperienza sinodale
Tappe, punti di svolta, dimensione spirituale (difficoltà, sorprese)

La Diocesi di Pisa è costituita da un territorio diviso in tre porzioni:

  • il Centro, che si estende tra il mare, i Monti Pisani, lo Scolmatore dell’Arno e Pontedera. Comprende quindi la città e le zone più urbanizzate. La popolazione è costituita da operatori del Terzo settore, Studenti universitari, immigrati.
  • il Nord, caratterizzato da due zone, la Versilia, che vive prevalentemente di turismo stagionale, e il Barghigiano, piccola enclave di montagna da Ponte all’Ania, il corso del Serchio, Ponte di Campia e l’Appennino Modenese, con una popolazione prevalentemente anziana.
  • il Sud, che comprende la zona di Vicarello e Collesalvetti, la striscia di Colline Pisane tra Luciana-Lorenzana e Riparbella, alle spalle della diocesi di Livorno, fino a raggiungere la porzione di litorale tra il fiume Cecina e la località Mazzanta e costituisce la zona più povera e meno popolata.

Nella nostra Diocesi il Percorso sinodale è stato presentato a ottobre in Cattedrale dal Vescovo. È stato aperto ufficialmente dopo che il Vescovo aveva incontrato i 9 vicariati in cui è divisa la Diocesi convocandone le relative Assemblee pastorali. Nei mesi successivi il cammino si è avviato lentamente sia per la sorpresa della novità della proposta sia per la concomitanza con le tradizionali iniziative dell’Avvento.

Prima ancora di quello economici e sociali, gli effetti antropologici e spirituali della pandemia, che hanno fortemente condizionato gli ultimi due anni, hanno avuto un peso anche nella capacità di incontrare e far incontrare un numero più alto di persone. Tuttavia, la sfida costituita dalla proposta e il vento dello Spirito hanno riavviato molte relazioni che si erano allentate e lasciato la voglia di continuare. Questo è stato avvertito sia nelle Associazioni o Movimenti ecclesiali sia nelle Parrocchie e Unità pastorali. I social media e i questionari diffusi hanno offerto ulteriori possibilità di espressione.

Com’era da aspettarsi, da gennaio il processo ha avuto una forte accelerazione in particolare nei vicariati, nelle unità pastorali e nelle parrocchie con maggiore abitudine alla partecipazione.

Nel frattempo, i componenti l’equipe sinodale (una catechista, tre giovani, una suora, un prete, un’operatrice Caritas) che si è formata attorno ai due referenti scelti dal Vescovo hanno imparato a conoscersi meglio e a lavorare insieme migliorando la condivisione.

Tappe importanti sono stati gli incontri tra membri dell’Equipe e le Segreterie dei Consigli di Vicariato o di gruppi o associazioni che lo richiedevano per chiarire lo Stile degli incontri di ascolto sinodali.

Non è stato facile comprendere che si trattava di ascoltarsi a vicenda in silenzio, nel reciproco rispetto, e non dei consueti dibattiti. È andata crescendo molto lentamente e vissuta con sorpresa liberatoria laddove si è davvero svolta come proposto.

Il Tempo di Quaresima ha costituito una svolta positiva per quanto riguarda la dimensione spirituale. Si è cominciato, in molti casi senza neanche accorgersene, a connotare i momenti di preghiera ordinari con invocazioni allo Spirito Santo, ponendo la mente a quello che ha da dire alle chiese.

Molti dei contributi sia di singoli che dei gruppi sono partiti da un Grazie a Papa Francesco per aver chiesto alla gente comune di esprimersi sulla Chiesa.

Solo alcuni Vicariati hanno cercato il coinvolgimento anche di altre componenti del territorio

In qualche zona sono stati distribuiti questionari, in altre si è cercato di coinvolgere le famiglie durante la benedizione del Tempo di Quaresima.

C’è stato un risveglio anche fra i gruppi di base e le associazioni che, come in molte altre diocesi, vivono una considerevole diminuzione di aderenti. Si è sentita la spinta a rimettersi in discussione, a ripartire.

Le modalità in cui si è snodato il percorso sono state diverse, facendo riferimento alle indicazioni diocesane date dal Vescovo: a seconda delle varie unità Pastorali e/o delle parrocchie del Vicariato, l’ascolto si è realizzato attraverso riunioni specifiche di gruppi già presenti nel territorio, iniziative ad hoc, incontri con le famiglie, anche in occasione della benedizione o del percorso di catechesi dei figli, questionari variamente proposti, utilizzo di siti web. Il percorso ha registrato un clima di forte novità, attraverso un movimento che ha prodotto nuovi contatti ed ha suscitato interrogativi e il desiderio di proseguire nella ricerca.

Pur nelle difficoltà legate al momento, abbiamo riscontrato una risposta positiva alla partecipazione e constatato il bisogno di ascolto e confronto delle nostre comunità; il clima di ciascun incontro è sempre stato sereno e possiamo dire gioioso, tanto che in molti hanno ringraziato di aver potuto prenderne parte.

Nel periodo novembre 2021-marzo 2022 si è svolta anche una particolare consultazione sinodale dei catechisti, ad opera del Centro diocesano di evangelizzazione e catechesi.
Inoltre, altre risposte sono arrivate dai contributi di alcune segreterie di Vicariato, per alcune parrocchie hanno organizzato incontri sinodali di ascolto dei catechisti e dei genitori dei bimbi del catechismo.
In particolare, in molti casi, i genitori dei bimbi del catechismo si sono dimostrati molto attratti dell’ascolto sinodale, perché si sono sentiti parte del cambiamento che vuole essere il cammino sinodale.

Il momento di raccoglimento proposto con la preghiera iniziale ha certamente contribuito a creare un clima spirituale propizio e cosciente dell’importanza e unicità del proprio contributo.

Complessivamente possiamo comunque affermare che gli incontri sono stati fruttuosi e arricchenti per i partecipanti, ma soprattutto secondo lo spirito sinodale ci sembra abbiano contribuito alla consapevolezza di stare intraprendendo un cammino più ampio all’interno della chiesa universale, ampliando lo sguardo al di là delle nostre piccole realtà parrocchiali.
Nonostante il clima di ‘’sofferenza generale’’ nelle persone si nota il bisogno di un nuovo inizio, di nuovo entusiasmo da ricevere, di voglia di scoprire la profondità del messaggio cristiano.

È importante non deludere quanti hanno partecipato.

Corpo della sintesi: Discernimento dei contributi raccolti.
Criticità

  • È di pochi la consapevolezza che siamo noi battezzati a far parte di questo Corpo di cui Cristo è il capo; si pensa e si parla della Chiesa come di qualcosa al di fuori della nostra vita e non ci si sente chiamati ad assumere una responsabilità e un compito per il bene di tutti.
  • Corruzione, ricerca del potere e delle ricchezze.
  • Pedofilia.
  • Non tutti si sentono accolti.
  • Della Chiesa sono aperte solo le porte e non i cuori delle persone che ne fanno parte.
  • Chiesa legata a pregiudizi che non è stata in grado di mettere in pari opportunità donne
    e uomini.
  • Molte chiese (edifici di culto) hanno sempre le porte chiuse.
  • Clericalismo.
  • Molto spesso la liturgia viene” subita” dai fedeli, anziché partecipata.
  • La liturgia non riesce più a trasmettere il suo significato, il linguaggio, soprattutto nelle omelie, ed i simboli non sono più compresi o non conosciuti.
  • Nelle parrocchie troppo spesso non si vive la comunione, c’è competizione, a volte conflitto, fra i vari gruppi e le associazioni presenti. Questo causa l’allontanamento delle persone, anche perché vedono poca coerenza con quanto professato a parole.
  • Ci sono persone che si sentono giudicate.
  • Si vivono troppe situazioni di chiusura: preti che non salutano, che non si fanno trovare o che o non ascoltano, chiese e oratori chiusi a tutte le ore, trasmettono l’idea di una chiesa distante dalle persone, chiusa nei suoi riti.
  • Si percepisce una incoerenza tra il messaggio della Chiesa e le sue opere. Inoltre, a seconda delle situazioni, sembra o troppo chiusa in se stessa o, al contrario, troppo «sbilanciata sul sociale».
  • I laici troppo spesso non sono preparati, hanno una fede superficiale basata sul poco appreso al catechismo per l’iniziazione cristiana, senza approfondimenti.
  • Le malattie di cui soffre ancora la chiesa oggi sono l’autoreferenzialità della gerarchia e la ricchezza materiale. In Italia la paura di perdere la supremazia e l’orgoglio della primogenitura di cattolici.
  • Si è rilevata differenza tra il caso in cui ci sia un medesimo parroco per tutte le parrocchie che compongono l’Unità Pastorale e il caso in cui ci siano più parroci nella medesima Unità Pastorale: nel primo caso, infatti, i percorsi comuni sono molto più concretamente realizzabili.
  • Gli ambienti parrocchiali non sempre sono adeguati, sia come dimensioni sia come tipologia di strutture (non ultimo, talvolta, la poca accoglienza degli spazi).

Positività

  • Chiesa luogo della cura reciproca.
  • Chiesa luogo del Dialogo.
  • Le comunità parrocchiali accoglienti aiutano piccoli, grandi e famiglie a vivere un cammino spirituale ed a crescere nella fede attraverso la preghiera e l’ascolto della Sacra Scrittura.
  • Per molti versi la Chiesa è ancora un punto di riferimento sia morale che sociale.
  • La Chiesa difende la dignità del lavoro e dei lavoratori.
  • Attività della Caritas, progetti di accoglienza, sostegno ai poveri.
  • Cappellania ospedaliera.
  • Cappellania del Carcere.
  • Il Progetto Catechistico Diocesano con i cammini di «Followers. In_Seguendo Gesù» e di Followers 2.0» ha reso possibile il confronto, lo scambio reciproco, la condivisione delle fatiche e delle gioie.

Richieste che tornano in molti contributi
La Chiesa dovrebbe:

  • essere più creativa nelle proposte, vicina alle necessità di questi tempi;
  • preparare i laici (incluse le donne) a guidare le comunità parrocchiali;
  • dare supporto ai divorziati e alle coppie in crisi;
  • affrontare seriamente l’accoglienza a omosessuali, coppie conviventi, famiglie allargate che vivono una vita di fede.
  • essere più inclusiva e meno legata alle cose materiali;
  • porre fine al ruolo marginale delle donne nella Chiesa;
  • mostrare il volto di Dio accogliente, inclusivo e non giudicante;
  • aprirsi alla missione;
  • promuovere e alimentare una maggiore comunione tra i preti, incentivando questo aspetto nella loro formazione;
  • curare maggiore coinvolgimento con il territorio;
  • affrontare e far entrare nella pastorale ordinaria una Catechesi per gli adulti;
  • aprirsi almeno al Diaconato femminile;
  • aiutare i laici a prendere coscienza di essere collaboratori e non aspettare che le iniziative partano sempre dai presbiteri, divenendo protagonisti dell’annuncio e non spettatori passivi;
  • essere fratelli che aiutano i fratelli (focus su giovani, famiglie, anziani, poveri);
  • diventare una Chiesa attiva sui social media, anche a livello locale;
  • essere segno di speranza per tutti gli uomini, credenti e non credenti o credenti di altre religioni, anche in momenti travagliati della storia, come quelli che stiamo vivendo negli ultimi anni;
  • sapere accogliere le persone ferite e parlare di misericordia e di perdono;
  • essere trasparente, libera da intrighi economici e scandali;
  • le difficoltà maggiori che vengono riscontrare circa la fatica nelle celebrazioni liturgiche sono: linguaggio talvolta incomprensibile, lunghezza delle celebrazioni, omelie spesso generiche, lunghe, lontane dalla vita della gente, letture bibliche troppo difficili, canti datati e piuttosto pesanti.
  • è stato evidenziato che la liturgia nelle parrocchie è talora gestita in modo troppo “personalistico” da parte del sacerdote; sarebbe quindi auspicabile una maggiore adesione ai sussidi e alle direttive comuni che vengono dalla Diocesi.

Temi specifici sottolineati solo da alcuni contributi

  • Riscoprire il Sacramento della Riconciliazione.
  • Migliorare le Liturgie:
    1. Importanza di avere e, quindi, di creare là dove non è presente, un gruppo liturgico necessario per favorire una migliore cura della liturgia e della partecipazione ad essa di tutta la comunità.
    2. La Parola dovrebbe essere importante per tutti, non solo per i lettori, ma, soprattutto per questi, andrebbe letta non all’ultimo momento, frettolosamente, piuttosto preparandosi prima e meditandoci sopra, in modo da leggere, poi, davanti all’assemblea, con la Parola di Dio nel cuore.
    3. Necessità di avere in parrocchia gruppi di ascolto della Parola che nella settimana meditino sulla Parola di Dio della domenica successiva. Questo può essere anche un aiuto per il sacerdote, per preparare bene la sua omelia.
    4. Il linguaggio della liturgia sta bene alle persone anziane, abituate, ma non è attrattivo per i giovani.
  • Se leggo il Vangelo sento gioia ed adesione, non c’è una riga che non trasmetta vita salvezza gioia. Se leggo il catechismo della Chiesa Cattolica mi sembra un libro di giurisprudenza e talvolta non lo capisco neanche. Un non cattolico non sarà certo attratto dalla sua lettura.
  • I parroci sono figure importanti, ma non vengono percepiti come interlocutori nelle problematiche quotidiane delle famiglie perché si ritiene che non siano pronti alla comprensione dei conflitti che nascono tra le mura domestiche.
  • A volte la Chiesa appare troppo rigorosa a causa di alcuni sacerdoti, lontani e freddi nei confronti della gente, poco tolleranti, inquadrati nel loro “ruolo”. Se i preti avessero la propria famiglia riuscirebbero ad essere più vicini alle persone.
  • La Chiesa deve essere più vicina ai poveri e più povera: meno sfarzi da parte degli alti prelati.
  • La Chiesa deve essere umile: riconoscere anche di non sapere dare delle risposte.
  • Si sente la necessità di punti di riferimento più forti e più carismatici, delle guide autentiche, che mettano in pratica la parola del Vangelo e che contribuiscano a coinvolgimento e partecipazione.
  • Ascoltare… anche chi ha un credo religioso diverso dal nostro, in ambito scolastico gli insegnanti che hanno a che fare tutti i giorni con i ragazzi stranieri: rumeni, arabi, albanesi, si confrontino con loro, chiedano, si facciano spiegare, ascoltino e poi trovino un punto di incontro nel rispetto della loro e nostra religione.
  • Essere più partecipi negli incontri Ecumenici della nostra Diocesi.
  • La scuola di Formazione Teologica e Pastorale dovrebbe essere frequentata da tutti gli Operatori Pastorali, tra gli insegnamenti ci sono quelli sulle varie religioni.
  • Occorre sentire che nella Chiesa ci si prende cura delle persone. A parte papa Francesco, non tutti i preti lo fanno.
  • Rimane difficile accogliere le famiglie dei separati, divorziati, vedovi e le persone sole, così come una famiglia di omosessuali che chiede il Battesimo per il loro bambino.

Il Contributo dei Giovani
Una Chiesa che sappia farsi compagna come Gesù sulle strade di Emmaus

Nella consapevolezza che parlare di giovani significa rivolgersi a fasce di età differenti, nei bisogni e nelle esperienze di vita, come è stato fatto in numerose occasioni anche in questo caso si è scelto di suddividere in due grandi “contenitori”, spesso utilizzati nella letteratura sul tema: giovanissimi (14-18 anni) e giovani (19-30 anni).
Il tentativo è stato quello di individuare alcuni bisogni trasversali, sui quali poter innestare linee guida progettuali – indicazioni pastorali – scelte da compiere (“i frutti dello Spirito”).
Se dovessimo riassumere il bisogno di un giovane nei confronti della Chiesa, potremmo utilizzare l’immagine evangelica dei discepoli di Emmaus, ossia quella di una comunità che si fa compagna di strada, che “cammina con”, che si fa carico delle fatiche e fa germogliare sogni… in una parola una Chiesa sinodale!

Alla luce di questa esigenza emersa con forza dalle voci dei giovani, è stato possibile individuare alcuni “passi che lo Spirito ci invita a compiere” per crescere e camminare insieme:

1) Valorizzare i giovani che svolgono un servizio all’interno delle nostre chiese

All’interno delle singole comunità, spesso capita che il giovane sia impiegato in quelle mansioni che, nell’immediato, rimarrebbero altrimenti scoperte (ricorrono termini come “stagista”, “tappabuchi”, …). Al contrario, i giovani che si mettono in gioco dovrebbero essere coinvolti già nelle fasi di progettazione-azione, consapevoli del fatto che la loro presenza nella comunità è una ricchezza per tutti.

2) Formare e accompagnare i giovani perché la Chiesa sia davvero luogo del “prendersi cura”
Dal racconto della maggior parte dei giovani, emerge una grave difficoltà a garantire una continuità nel percorso formativo (a livello esistenziale/spirituale/umano) dopo aver concluso il cammino di Iniziazione cristiana. La Chiesa non può esimersi dal compito di accompagnare i giovani in ogni fase della loro vita, dedicando tempo/spazi/risorse alla loro cura.
Da un lato, questo aspetto risulta imprescindibile nel confronto con “i lontani”, poiché consente di creare uno spazio di dialogo costruttivo.
Dall’altro lato, si tratta di non lasciare inascoltato il “grido” di quei giovani (anche “fuori” dalle nostre mura) che si aspettano di trovare nella Chiesa uno spazio di incontro autentico-formazione-accompagnamento, poiché la ritengono un’istituzione ancora significativa.

3) Linguaggio attuale e comprensibile
«Perché il mondo cambia mentre la Chiesa continua ad andare avanti senza evolversi?»: è un interrogativo che torna spesso tra i giovani (sia ad intra che ad extra) e richiama due dimensioni sempre più urgenti:

  • quella di un linguaggio che sappia rendersi comprensibile a tutti, “svecchiando” formule che non parlano più a nessuno (sia a livello liturgico sia a livello catechetico), consapevoli che il messaggio cristiano è sempre attuale.
  • quella di un linguaggio aperto alle questioni di una modernità sempre più complessa (es. pedofilia, omosessualità, celibato, donne, ambiente, povertà…).

4) Figure “credenti e credibili”
Anche i giovani presenti nelle nostre comunità hanno bisogno di figure di riferimento: spesso gli adulti presenti (sacerdoti, religiosi, laici) si relazionano con i giovani esclusivamente per assegnare servizi e compiti da svolgere, senza che segua un vero affiancamento. In particolare, emerge il desiderio di instaurare rapporti umani autentici (“non servi (…) ma amici” – Gv 15,15), anche nell’ottica di una maggiore corresponsabilità.

5) I giovani per una Chiesa in uscita
Nei giovani è forte la certezza che “uscire dai propri confini” rappresenta un valore aggiunto, ma anche l’unica via possibile, per vivere esperienze significative. Questa modalità di essere Chiesa quasi sempre viene scoraggiata o addirittura ostacolata dalle nostre comunità, che privilegiano uno spirito campanilista che oggi risulta anacronistico (quasi come se i giovani costituissero una “proprietà privata” della parrocchia). Un atteggiamento soffocante che, nel tentativo di “stringere a sé” quanti più giovani possibile, di fatto li allontana.

Conclusioni: Prossimi passi (discernimento ulteriore)
La Chiesa che vorremmo

Vorremmo una Chiesa che riconosca nei fatti l’importanza del ruolo delle donne. In particolare, vorremo che almeno si affrontasse seriamente e urgentemente la questione del diaconato permanente alle donne.

Vorremmo una Chiesa che non abbia timore di affrontare seriamente il tema della comunione eucaristica per i divorziati risposati e per le famiglie interconfessionali.

Vorremmo una Chiesa che tratti i laici da cristiani adulti, rivolgendo loro una catechesi che renda sempre maggiore la loro consapevolezza verso i valori fondanti della fede.

Vorremmo una Chiesa che valorizzi il ruolo dei laici, ad esempio affidando loro anche ruoli di responsabilità, in una comunione sempre crescente con i preti e con il Vescovo, e curando la crescita della vita interiore di ciascuno.

Vorremmo una Chiesa capace di parlare il linguaggio dei giovani, una Chiesa capace di valorizzarli e di instaurare con loro relazioni significative, trovando modalità efficaci ed attuali di incontro.

Vorremmo che l’esperienza dello stile sinodale, che abbiamo appena cominciato a sperimentare, continui e possa moltiplicare i gruppi di famiglie e i gruppi biblici che lo Spirito ha suscitato.