il portale della Chiesa Pisana

Omelia all’Ordinazione Presbiterale di don Fabrizio Crucitti OMV

San Vittorino Romano – 7 dicembre 2021

La parola di Dio che è stata proclamata ci ha introdotti nel mistero del rapporto d’amore che Dio, da sempre, intesse con l’uomo e che questa sera si realizza per te, carissimo Fabrizio, con la tua ordinazione presbiterale.

Anche per te, Fabrizio, è risuonata proprio qui, nel santuario della Madonna di Fatima, la domanda posta dal Signore Dio ad Adamo: “Dove sei?”. Erano altre le strade che stavi percorrendo, anche se forse, nel tuo cuore, il Signore già suscitava quella inquietudine positiva, che da una parte fa cogliere l’inadeguatezza di ciò che stiamo vivendo, e dall’altra spinge a cercare altro e ad andare oltre, verso un orizzonte ancora sconosciuto, ma che ci attrae come una calamita interiore, in maniera irresistibile.

E davvero, tutto cambia; ci si accorge di essere partecipi di un disegno d’amore che ci trascende e che forse ci spaventa per la radicalità di vita che ci prospetta, ma che nello stesso tempo ci fa sperimentare come non mai la vicinanza di Dio, la bellezza di un rapporto nuovo con lui, la possibilità di una gioia e di una pace interiore che il mondo, da solo non può dare. Tutti siamo chiamati e coinvolti in questo misterioso disegno di salvezza che questa sera, per te, si compie e giunge alla sua pienezza con il dono del presbiterato.

Se la tua vocazione alla vita cristiana e alla totale consacrazione di te stesso al Signore è nata nel segno della Vergine Maria, è sempre nel segno della sua maternità che vogliamo pensare e scandagliare in profondità il dono del tuo sacerdozio.

Il testo evangelico dell’Annunciazione è noto a tutti perché la Liturgia della Chiesa ce lo ripropone più volte durante lo scorrere dell’anno liturgico; questa sera però, risuona per te in modo tutto speciale. L’angelo Gabriele si rivolge a Maria con il suo saluto, chiamandola “Piena di Grazia” e rivelandole un rapporto tutto speciale che Dio ha con lei: “Il Signore è con te!”. Maria è stata fatta segno dell’amore di Dio; Dio l’ha ricolmata della sua presenza. Maria “ha trovato grazia presso Dio” e in virtù della gratuità d’amore con cui l’Onnipotente l’ha abbracciata, darà al mondo il Salvatore.

Il presbiterato che stasera tu ricevi è dono di grazia; è un segno particolarissimo della benevolenza di Dio nei tuoi confronti, nei confronti della tua famiglia naturale e della tua famiglia religiosa, ma anche della Chiesa e del mondo intero. Il presbiterato non è solo il raggiungimento di una meta agognata e coltivata da tempo, bensì è l’essere ricolmato di uno speciale dono di grazia che ti trascende e che non ti appartiene e che, anzi, ti spoglia ancora di più di quelle che potrebbero essere le pretese di realizzazione e di successo personale, per consegnarti così come sei, con i tuoi limiti e le tue povertà, ma anche con tutti i doni che Dio ti ha dato, alla bontà misericordiosa del Signore, che proprio attraverso la nostra povertà vuole compiere, con noi e per noi le sue meraviglie di salvezza.

Il dono che ricevi, se da una parte è la facoltà splendida di agire in persona di Cristo per consacrare l’Eucaristia, per celebrare i sacramenti della fede e per guidare le persone che incontrerai nel tuo ministero sulla via della santità – e tutto questo è realtà misteriosamente grande e stupenda, tanto da farci tremare – è pure dono che non potrà non trasformarti giorno dopo giorno per assimilarti a Cristo, al quale sei chiamato a conformare non solo i gesti del tuo ministero sacerdotale, ma anche e soprattutto il cuore, la mente, la tua sensibilità, tutte le tue forze, con una adesione che deve abbracciare l’intera tua vita.

Non temere Maria”, dice l’angelo Gabriele; non temere Fabrizio, ti dice stasera la Chiesa. Se fossimo abbandonanti alle nostre forze e alla nostra capacità, non ce la faremmo mai; ma c’è una sicurezza che ci conforta e ci sostiene: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo”.

E’ il dono dello Spirito Santo che ci garantisce la forza necessaria per il compito al quale siamo chiamati; è la luce dello Spirito che ci illumina e riscalda il nostro cuore per non rischiare di diventare “funzionari del sacro” e scadere nell’attivismo funzionalista; è sempre la carità dello Spirito di Dio che ci anima e ci sostiene nella donazione di noi stessi, perché diventiamo capaci di farci tutto a tutti per salvare ad ogni costo qualcuno.

Caro Fabrizio, non ti attardare mai a calcolare il dare e l’avere nel servizio ministeriale che ti viene affidato; se è vero che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”, è pure vero che il nostro dare nella carità, non è mai un perdere qualcosa, bensì è l’attivazione di quella circolarità dell’amore che vivifica ogni cuore e suggerisce e sostiene la disponibilità di ciascuno nel donare se stesso, il proprio tempo, le proprie cose e le proprie capacità al servizio del disegno salvifico di Dio.

Un disegno, che come abbiamo ascoltato dall’apostolo Paolo nella seconda lettura tratta dalla lettera agli Efesini, viene a noi dall’eternità stessa di Dio “che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo”. E’ bello ed estremamente incoraggiante sapere e ricordare che il Padre celeste “ci ha scelti in Cristo, prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità”! Siamo stati resi figli adottivi di Dio, mediante Gesù Cristo, “secondo il disegno d’amore della sua volontà a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato”.

Se la vita di ogni discepolo del vangelo è voluta dal Signore “a lode dello splendore della sua grazia”, quanto più lo deve essere la vita di un prete. Tutto, in noi, deve essere a lode di Dio e teso al bene degli uomini fratelli: ciò esige la nostra disponibilità; ma non dobbiamo dimenticare qualcosa di ancora più profondo: il nostro essere cristiani, il nostro essere consacrati; il nostro essere ordinati ministri del Vangelo, è già di per sé stesso, lode dello splendore della grazia di Dio.

Carissimo Fabrizio, se lo vorrai, non ti mancherà mai il “da fare”; ma ciò che darà vigore e fecondità al tuo ministero, è e sarà il tuo stesso “essere” prete, cioè il dono sacramentale di grazia che realizza la tua conformazione a Cristo sposo, servo, sacerdote, pastore e guida della sua Chiesa. Si tratta di un mistero che ci trascende e che insieme ci avvolge e ci trasforma sempre più ad immagine del Cristo: “Nulla, davvero, è impossibile a Dio!”.

Come per Maria, anche per noi, non può mancare la nostra disponibilità e il nostro “Eccomi!”. “Allora Maria disse: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto!”. Ripeti dunque al Signore e alla Chiesa, qui presente nel vescovo, nei ministri ordinati e nei fratelli e sorelle che stasera ti circondano, il tuo “sì”, con cuore aperto e generoso; lasciati condurre dalla grazia che viene dall’alto; come la Vergine Maria, affidati alla volontà d’amore del Signore.

Si tratta di un “sì” che vale per sempre, ma che dovrai ripetere giorno dopo giorno, nella vita delle comunità nelle quali sarai inviato, in mezzo al popolo di Dio che incontrerai nel tuo cammino ministeriale; nei momenti di gioia, come nelle difficoltà; quando tutto sembrerà magnifico, ma anche quando potranno esserci giorni in cui l’orizzonte potrà oscurarsi. In quei momenti, ripeti il tuo “Eccomi!”; ricorda e ravviva in te il dono straordinario che il Signore ti dona stasera con l’imposizione delle mie mani e la preghiera di consacrazione. Ti accorgerai che nulla sarà troppo difficile perché tu non possa portarne il peso, solo che tu ti affidi a Maria e ti lasci condurre dalla sua maternità premurosa sulla via dell’obbedienza alla volontà del Padre celeste.

Ti affidiamo alla Vergine Immacolata perché sempre ti accompagni maternamente: Lei ti insegni a fidarti sempre di più dell’amore di Dio, a fartene annunciatore con la parola e soprattutto con la vita, perché l’Eucaristia che celebrerai all’altare del Signore, tu sappia incarnarla nel tuo ministero presbiterale, celebrandola anche sull’altare della tua vita quotidiana con il dono costante di te stesso al servizio di Dio e della Chiesa. Amen.