il portale della Chiesa Pisana

Serie cronologica dei Vescovi e degli Arcivescovi

di M.L. Ceccarelli Lemut – S. Sodi

Gaudenzio

Unica menzione il 2 ottobre del 313 al sinodo romano convocato dal papa Melchiade sulla controversia tra Ceciliano e Donato.

Anonimo

Citato come predecessore di Giovanni in una lettera del papa Gelasio I.

Giovanni I

Unica menzione fra gli anni 492 e 496 nella lettera sopra citata.

Opportuno

Unica menzione nell’ottobre 649 alla sinodo romana convocata dal papa Martino I contro i monoteliti.

Mauriano

Unica menzione nella sinodo tenuta a Roma dal papa Agatone il 27 marzo 680, in cui fu  rinnovata la condanna del monotelismo ed inviata una delegazione al concilio ecumenico Costantinopolitano III.

Massimo

Unica menzione il 5 luglio 715, allorché fece parte del collegio nominato dal re Liutprando per giudicare la vertenza tra i vescovi Adeodato di Siena e Luperziano di Arezzo riguardo al possesso di alcuni enti ecclesiastici.

Giustino

Unica menzione il 17 febbraio oppure 13 marzo 748, testimone nel testamento dell’arcidiacono Liutpert.

Andrea

Compare come diacono nel gennaio 730. Attestato come vescovo per la prima volta nel luglio 754 nella dotazione del monastero di S. Pietro di Monteverdi e per l’ultima il  I agosto 768.

Domnuciano

Immediato successore di Andrea, è attestato in un elenco di documenti, redatto tra il 768 e il 774. A lui probabilmente si riferiva il papa Adriano I in una lettera a Carlo Magno della fine del 774.

Rachinardo

Vescovo eletto il 5 giugno 796, era già consacrato nel luglio 803. L’ultima attestazione risale all’aprile 813.

Giovanni II

Prima menzione nel novembre 826 ad una sinodo romana. Fu ancora presente ad un’altra sinodo romana nella primavera dell’844; l’ultima attestazione risale ad un placito del 23 marzo 858. Ai primi anni del suo episcopato si può far risalire l’istituzione della vita comune dei canonici presso la chiesa vescovile pisana.

Platone

Immediato successore di Giovanni II, fu cancelliere dell’imperatore Ludovico II dal maggio 856 al marzo 858. La sua elezione, avvenuta verisimilmente subito dopo, fu patrocinata dall’imperatore stesso. Nel suo ruolo episcopale è attestato per la prima volta nel maggio 865 e per l’ultima volta il 30 aprile 876. Fu missus imperiale nel dicembre 871.

Giovanni III

Immediato successore di Platone, è attestato dal 18 maggio 877 al 16 giugno 902; morì prima del 28 agosto 909.

Teodorico

Definito ultramontanus, fu immediato successore di Giovanni III. È attestato dal 28 agosto 909 al 7 maggio 910.

Vuolfgherio

Immediato successore di Teodorico. È menzionato una sola volta, il 20 febbraio 927.

Zenobio

Immediato successore di Vuolfgherio, compare per la prima volta nel dicembre 930, allorché ratificò l’autonomia patrimoniale dei canonici della chiesa vescovile; l’ultima attestazione risale al 18 maggio 954.

Grimaldo

Immediato successore di Zenobio, è menzionato per la prima volta il 3 dicembre 958; l’ultima il 3 marzo 965.

Alberico

Compare per la prima volta nell’ottobre 968 fra i sottoscrittori di una bolla del papa Giovanni XIII; l’ultima attestazione risale al 25 maggio 985.

Raimberto

Prima menzione il 6 aprile 987; ultima il 14 dicembre 996.

Guido I

Prima menzione il 10 luglio 1005; ultima nel marzo 1014.

Azzo

Prima menzione in un documento databile tra il 16 febbraio e il 18 settembre 1015; ultima il 24 marzo 1031.

Opizo

Prima menzione il 20 giugno 1043, anche se appare in un documento del 4 marzo 1039, ora non più rintracciabile. Compare per l’ultima volta il 7 ottobre 1059.

Guido II

Originario di Pavia, è menzionato per la prima volta il 15 agosto 1061; morì l’8 aprile 1076. Istituì la canonica regolare di S. Pietro in Vincoli, nell’anno pisano 1072. A lui si deve l’inizio della costruzione della nuova cattedrale nel 1064.

Landolfo (1077 – 1079)

Milanese, è probabilmente identificabile con l’omonimo abate di Nonantola, attestato dal 1060 almeno fino al 1072, compagno di studi ed amico del papa Alessandro II. Compare come vescovo eletto dal 27 agosto al 16 settembre 1077; fu consacrato prima del 30 novembre 1078. La sua elezione fu promossa dal papa Gregorio VII, che nel settembre 1077 lo incaricò di prendere possesso in suo nome dell’isola di Corsica e il 30 novembre 1078 concesse a lui ed ai suoi successori il vicariato apostolico sulla medesima isola. Morì il 25 ottobre 1079.

Gherardo (1080 – 1085)

Pisano, è menzionato per la prima volta il 29 luglio 1080. Morì l’8 maggio 1085. A lui si devono importanti interventi, collocabili in un contesto riformatore, a favore di enti monastici e canonicali, come i monasteri di S. Zeno e di S. Paolo a Ripa d’Arno. Probabilmente proprio a lui si dovette l’ingresso dei Vallombrosani in quest’ultimo cenobio, mentre persone a lui vicine promossero l’insediamento dei Camaldolesi in S. Frediano. Confermò nel 1082 s.p. l’istituzione della canonica regolare di S. Pietro in Vincoli e il 13 maggio 1084 dette vita ad un monastero in onore del martire sardo S. Rossore.

Daiberto (1088 – 1105)

Di origine norditaliana, la sua elezione nell’autunno 1088, dopo una lunga vacanza vescovile, fu patrocinata dalla marchesa di Toscana, Matilde di Canossa. Poiché era stato consacrato diacono dal vescovo scismatico Wezelo di Magonza, la sua nomina suscitò resistenze in taluni ambienti riformatori, cui rispose il papa Urbano II riconsacrandolo. A Pisa Daiberto svolse un importante ruolo non solo religioso come principale esponente della riforma della Chiesa (a lui si deve nel 1098 la conferma dell’istituzione del  monastero benedettino maschile presso la chiesa di S. Rossore, voluta dal suo predecessore), ma anche politico attraverso un’opera di pacificazione dei contrasti cittadini.

Il 28 giugno 1091 Urbano II gli rinnovò il vicariato sull’isola di Corsica e il 21 aprile 1092 elevò la Chiesa pisana in arcivescovado, sottoponendole le diocesi còrse. Il pontefice gli concesse anche la legazia sulla Sardegna: come legato pontificio, nel 1093 o nel 1097, Daiberto convocò a Torres in Sardegna una sinodo per giudicare Torchitorio, sovrano di Gallura. Il presule pisano fu particolarmente legato al papa, che frequentò assiduamente a partire dall’inizio del 1094 e accompagnò nei suoi viaggi in Tuscia, in Lombardia (partecipando nel marzo 1095 alla sinodo di Piacenza) e in Francia dal luglio 1095 al settembre 1096, prendendo parte al concilio di Clermont, ove fu iniziata la predicazione della I crociata.

A questa impresa Daiberto partecipò come legato pontificio guidando la spedizione navale pisana salpata nell’autunno del 1098. Giunto a Gerusalemme dopo la presa della città, ne divenne alla fine del 1099 il primo patriarca latino. La sua azione riformatrice suscitò opposizioni culminate con la sua deposizione nell’ottobre 1102 in una sinodo gerosolimitana presieduta dal cardinale Roberto di S. Eusebio, legato del papa Pasquale II. Partito dalla Palestina nell’autunno 1104 per recarsi dal pontefice, riottenne nel marzo 1105 in una sinodo lateranense il titolo patriarcale, ma nel viaggio di ritorno morì a Messina il 15 giugno 1105.

Pietro (1105 – 1119)

Identificabile con l’omonimo abate di S. Michele in Borgo, attestato dal 31 maggio 1095 al 13 dicembre 1104. Come vescovo è testimoniato per la prima volta il 19 marzo 1106. Egli favorì l’insediamento a Pisa dei Camaldolesi – cui prima del 1111 passarono i monasteri di S. Michele in Borgo, di S. Savino, di S. Stefano di Cintoia -, dei Benedettini di S. Vittore di Marsiglia, cui sottopose nel 1107 il cenobio dei Santi Apostoli di Decimo in Val di Tora, e di Monte Cassino, cui nel 1118 concesse la chiesa di S. Silvestro. A lui si deve la costruzione della nuova sede vescovile, terminata poco prima del 1116, e la consacrazione delle chiese di S. Cecilia, di S. Rossore nel 1106, di S. Giovanni di Campolungo nel 1110, di S. Maria in Selva presso l’attuale Fornacette nel 111, di S. Stefano di Carraia presso Livorno nel 1116, di S. Pietro in Vincoli e della pieve di Calcinaia nel 1118. Nel 1111 s.p. donò alla pieve di Calci una reliquia di S. Ermolao, proveniente da Costantinopoli, e quelle, provenienti da Centocelle, di S. Mamiliano e di altri santi nella chiesa del monastero femminile di S. Matteo.

Guidò la spedizione pisano-catalana contro i musulmani delle isole Baleari, salpata da Pisa il 6 agosto 1113 e culminata con la vittoria del 3 aprile 1115. Il 6 marzo 1116 partecipò a Roma ad una sinodo Lateranense.

Sotto il suo episcopato furono conclusi i lavori di ricostruzione della cattedrale, consacrata il 26 settembre 1118 dal papa Gelasio II. In quell’occasione il pontefice rinnovò a Pietro la giurisdizione metropolitica sulla Corsica. Morì tra il 25 marzo e il 19 settembre 1119.

Attone (1120 – 1121/1122)

Fu consacrato nel maggio 1120 dal papa Callisto II che consacrò anche due altari nella cattedrale pisana. Il 1 maggio fu presente alla consacrazione della cattedrale di Volterra. Morì tra il 29 agosto 1121 e il 24 marzo 1122.

Ruggero dei Gisalbertini Conti di BERGAMO (1123-1132)

Attestato come vescovo di Volterra dal 24 maggio 1103, fu poi eletto arcivescovo di Pisa, veste nella quale partecipò al I Concilio Lateranense dal 18 al 28 marzo 1123, durante il quale il papa Callisto II tolse all’arcivescovado pisano il diritto di consacrazione dei vescovi della Corsica. Tre anni più tardi, il 21 luglio 1126, Onorio II gli riconfermò i diritti metropolitici sull’isola. Coinvolto nella lotta scatenatasi dal 1125 per il riaccendersi della secolare vertenza tra le città di Siena e di Arezzo, fu preso prigioniero dai Senesi nell’autunno del 1129: liberato nella primavera del 1131, morì nel 1132.

Uberto (1133 – 1137)

Appartenente ad una famiglia proprietaria di castelli in Val di Fine, divenne canonico della cattedrale pisana, ove è attestato come semplice chierico dal 1103, suddiacono dal 1108, diacono dal 1111: in tale veste partecipò all’impresa balearica come diretto collaboratore del vescovo Pietro. Dal marzo 1126 compare come cardinale prete di S. Clemente presso il pontefice Onorio II, che sul finire del 1129 lo inviò come legato in Spagna. Nello scisma apertosi nel febbraio 1130 Uberto prese posizione per Innocenzo II, che seguì in Francia dal novembre 1130 e in Italia nella tarda primavera del 1132, giungendo a Pisa nel gennaio 1133. Qui il pontefice promosse la sua elezione ad arcivescovo: in questa veste per la prima volta Uberto è attestato  il 21 febbraio 1133.

In margine all’accordo tra Pisa e Genova concluso dal papa il 20 marzo 1133 a Grosseto, Uberto ottenne, ma solo oralmente, in cambio delle tre diocesi corse passate alla nuova metropoli di Genova, i tre vescovadi di Massa Marittima e, in Sardegna, di Galtellì e di Civita e la conferma della legazione in Sardegna, ove nel 1135 presiedette una sinodo ad Ardara nel giudicato di Torres. Nel maggio dello stesso anno partecipò al concilio tenuto a Pisa da Innocenzo II. Il 5 marzo 1137 ricevette da quel papa la conferma delle pievi della diocesi e delle proprietà arcivescovili. La sua ultima menzione risale al 12 giugno 1137; morì nei mesi successivi.

B. Baldovino (1138 – 1145)

Pisano, fu monaco a Clairvaux ed accompagnò verosimilmente il suo abate, S. Bernardo, in Italia all’inizio del 1133; qui Innocenzo II lo nominò, probabilmente all’inizio del 1137 e primo tra i Cisterciensi, cardinale prete di S. Maria «fundentis oleum», ossia di S. Maria in Trastevere, titolo che egli portò fino al 12 aprile 1138. A quello stesso mese risale la sua elezione ad arcivescovo, patrocinata dal pontefice e da S. Bernardo: in tale veste il 22 aprile ricevette finalmente per scritto il privilegio con cui Innocenzo II fissava i compensi dovuti alla sede pisana per la perdita dei tre vescovadi corsi, confermava la legazia in Sardegna ed aggiungeva la primazia sulla provincia ecclesiastica sarda di Torres. In Sardegna Baldovino si recò nel 1145 per presiedere una sinodo ad Ardara. Morì in quello stesso anno, forse il 26 maggio, e comunque prima del 6 ottobre 1145. È annoverato fra i beati dell’Ordine Cisterciense.

Villano (1146 – 1175)

Pistoiese, fu nominato dal papa Lucio III il 22 dicembre 1144 cardinale prete di S. Stefano al Celio, titolo che portò fino al 15 maggio 1146. Subito dopo divenne arcivescovo di Pisa: in tale veste ricevette il 29 maggio dal papa una bolla di conferma dei privilegi goduti dalla Chiesa pisana. Esercitò le sue prerogative di metropolita e primate in Sardegna nel 1146, nel 1161 e nel 1163. Il 13 novembre 1154 fondò l’ospedale di S. Leonardo di Stagno e promosse l’insediamento, prima del 1164, dei Benedettini Pulsanesi, detti Scalzi, provenienti da S. Maria di Pulsano sul Monte Gargano.

Seguace del papa Alessandro III contro l’antipapa Pasquale III nello scisma promosso dall’imperatore Federico I Barbarossa, si vide costretto, allorché il Comune pisano condivise le scelte imperiali, a lasciare la città nel novembre 1164 per trasferirsi dapprima nell’isola di Gorgona e poi in altre località del contado. Soltanto nel marzo 1167 il Comune procedette all’elezione di un antiarcivescovo nella persona del canonico Benincasa, attestato fino al maggio 1170. Fu proprio in quell’anno che l’intera Toscana tornò all’obbedienza al papa legittimo e anche Villano rientrò in città. Morì il 5 agosto 1175.

Ubaldo (1176 – 1207)

Probabilmente identificabile con l’omonimo canonico e suddiacono attestato dal 6 novembre 1172 all’8 marzo 1174, compare come arcivescovo per la prima volta l’11 aprile 1176, allorché il papa Alessandro III estese la primazia della Chiesa pisana alle metropoli ecclesiastiche sarde di Cagliari e d’Arborea. All’inizio del 1189 guidò la flotta pisana che partecipò alla III Crociata. Ritornato verso la fine del 1192, si recò in Sardegna, donde rientrò nell’agosto 1196. Morì il 19 giugno 1207.

Lotario (1208 – 1215/1216)

Canonico della cattedrale pisana dal 1196, fu vescovo di Vercelli dal 1205 all’inizio del 1208, allorché fu nominato arcivescovo di Pisa. Attestato per la prima volta il 19 marzo 1208 come eletto, fu consacrato prima dell’11 maggio. Partecipò al IV Concilio Lateranense del 1215. Menzionato per l’ultima volta il 22 ottobre 1215, morì a Roma nei mesi successivi.

Vitale (1217 – 1252)

Studiò a Parigi, insegnò a Bologna, fu canonico della cattedrale pisana e pievano di Calci. Nominato arcivescovo dal papa Onorio III nel giugno 1217, fu consacrato solo all’inizio del 1218. Attento a riportare completamente sotto il suo controllo il governo della Chiesa pisana, aprì una ventennale stagione di contrasti con il Capitolo cattedrale. Tra il 1234 e il 1235 visitò come primate la Sardegna. Nel 1241 i Pisani catturarono al largo dell’isola del Giglio tre legati pontifici, che su navi genovesi si dirigevano a Roma: il papa allora colpì la città da scomunica e interdetto. Morì il 13 novembre 1252 e fu sepolto nella cattedrale in un sepolcro marmoreo distrutto nell’incendio del 1595.

Federico Visconti (1253 – 1277)

Appartenente al ramo Ricoveranza dell’importante famiglia cittadina dei Visconti, nacque all’inizio del secolo e studiò a Bologna e a Parigi. Già chierico nel 1217, divenne dal 1230 cappellano del cardinale Sinibaldo Fieschi, poi papa Innocenzo IV. Da lui fu fatto nel 1231 canonico della cattedrale di Pisa. Fu pievano di Vicopisano e nell’autunno 1253 fu nominato arcivescovo. Federico giunse a Pisa il 12 luglio 1254, ma, poiché la città era sottoposta a interdetto per i fatti del Giglio (1241), fu consacrato soltanto nel 1257, allorché la Chiesa pisana fu riconciliata al papa e, in segno di questo, fu fondato nella primavera del 1257 lo Spedale Nuovo. Si impegnò nella visita agli enti ecclesiastici della diocesi, conclusasi nel 1262, e nell’esercizio delle sue prerogative di metropolita e di primate: in tale veste visitò nell’aprile-giugno 1263 la Sardegna e convocò tre sinodi, nel 1258, nel 1260 e nel 1262. Partecipò al concilio di Lione del 1274. Morì il I ottobre 1277.

Ruggeri degli Ubaldini (1277 – 1295)

Appartenente ad un’importante famiglia signorile ghibellina dell’Appennino tra Firenze e Bologna, fu arcidiacono della Chiesa bolognese. Eletto arcivescovo il 15 novembre 1277, fu consacrato nel maggio 1278. Nell’estate 1288 capeggiò l’opposizione ai signori di Pisa, il conte Ugolino di Donoràtico e suo nipote Nino Visconti, e provocò la caduta della loro signoria. In seguito a ciò, governò la città nei mesi di luglio e agosto come potestas, rector et gubernator Comunis et Populi Pisani, e per i tre mesi successivi attraverso un suo vicario. Accusato da Nino Visconti presso il papa Niccolò IV, fu condannato da Bonifacio VIII e subito dopo morì, nel settembre 1295.

Teodorico (1295 – 1299)

Orvietano di nascita, camerlengo della curia di Bonifacio VIII, fu da questi nominato nel settembre 1295, ma rimase sempre presso il pontefice e non fu mai consacrato. Il 10 febbraio 1299 fu creato cardinale prete di S. Croce in Gerusalemme e promosso pochi mesi dopo alla diocesi suburbicaria di Palestrina.

Giovanni (IV) dei Conti di Poli (1299 – 1312)

Di nobile famiglia romana, entrò nell’Ordine dei Predicatori, studiò a Parigi e fu lettore a Siena. Nel 1290 divenne priore della provincia domenicana di Roma. Nominato arcivescovo di Pisa dal papa Bonifacio VIII il 10 febbraio 1299, dal papa Clemente V nell’estate del 1308 fu incaricato, insieme con l’arcivescovo di Ravenna e i vescovi di Firenze e di Cremona, del processo contro i Templari in Italia, e con il vescovo di Firenze eseguì successivamente, nell’estate 1311, la direttiva pontificia di ottenere le deposizioni mediante la tortura. Il 10 maggio 1312 venne trasferito alla sede arcivescovile di Nicosia nell’isola di Cipro.

B. Oddone Della Sala (1312 – 1323)

Pisano, fu dapprima priore del convento domenicano di S. Caterina, poi nominato il 14 marzo 1300 vescovo di Terralba in Sardegna, trasferito nel settembre 1302 alla diocesi di Pola in Istria e divenuto nel marzo 1308 arcivescovo di Arborea. Il 10 maggio 1312 fu nominato arcivescovo di Pisa. Cercò di restaurare la disciplina ecclesiastica attraverso la promulgazione di nuove costituzioni sinodali. Alla fine del 1317 lasciò Pisa per il castello di Montevaso e al principio del 1318 si recò ad Avignone per difendersi dalle accuse mossegli dal Capitolo della cattedrale. Oddone non rientrò più in città per l’acuirsi del contrasto e nell’estate del 1322 s’installò definitivamente a Firenze. Il 6 Giugno 1323 fu promosso al patriarcato di Alessandria d’Egitto. È annoverato tra i Santi e Beati pisani e dell’Ordine Domenicano.

B. Simone Saltarelli (1323 – 1342)

Nato nel 1261 da nobile famiglia fiorentina, si sposò giovanissimo e successivamente entrò nel convento domenicano di S. Maria Novella. Divenuto priore e poi provinciale, fu procuratore generale dell’ordine presso la Sede Apostolica e il 7 settembre 1316 nominato vescovo di Parma. Il papa Giovanni XXII lo promosse all’arcivescovado di Pisa: fu consacrato il 6 luglio 1323 ma raggiunse Pisa soltanto nel settembre 1324. Riprese ed ampliò l’azione riformatrice del predecessore convocando una sinodo e trovò soluzioni di compromesso ai contrasti che avevano contrassegnato gli anni precedenti. Figura centrale anche dal punto di vista politico, dovette però lasciare nell’ottobre 1327 la città, costretta ad accettare il re di Germania Ludovico il Bavaro, il suo antipapa Niccolò V, Pietro da Corvara, che si insediò a Pisa, e un antiarcivescovo nella persona di Giovanni Lanfranchi. Gherardo Orlandi, vescovo di Aleria, fu amministratore dell’arcivescovado. Poté rientrare solo dopo che la città, liberatasi dal Bavaro il 17 giugno 1329, tornò nel settembre 1330 all’obbedienza a Giovanni XXII. Nel novembre 1339 visitò in qualità di metropolita la diocesi di Massa Marittima. Morì il 23 settembre 1342 e fu sepolto nella chiesa di S. Caterina in un sepolcro marmoreo, rovinato nell’incendio del 1650 e traslato nel 1680 sopra la porta della sacrestia. È annoverato fra i Santi e Beati fiorentini e dell’Ordine Domenicano.

Dino Da Radicofani (1342 – 1348)

Preposito della Chiesa genovese, nel 1332 divenne patriarca di Grado e nel 1336 arcivescovo di Genova. Fu nominato il 7 ottobre 1342 dal papa Clemente VI. Morì nella primavera del 1348.

B. Giovanni (V) Scarlatti (1348 – 1362)

Pisano e canonico della cattedrale, esperto in diritto canonico, fu al servizio della curia pontificia di Avignone dal 1335. Vescovo eletto di Corone in Grecia e legato apostolico in Armenia, fu nominato arcivescovo dal papa Clemente VI il 27 giugno 1348 e giunse a Pisa nel giugno 1349. Nel 1359 fu inviato dal pontefice Innocenzo VI in Corsica in qualità di legato. Tenne una sinodo diocesana. Promosse nel 1360 la costruzione del monastero olivetano di S. Girolamo di Agnano, che lasciò erede del suo patrimonio. Morì nel febbraio 1362 e fu sepolto nella sacrestia della cattedrale.

Francesco (I) Moricotti (1362 – 1378)

Originario di Vicopisano, figlio di una sorella del suo predecessore, canonico della cattedrale dal 1355. Nominato il 16 maggio 1362 dal papa Innocenzo VI. Favorì la fondazione della Certosa di Calci, eretta grazie alle disposizioni testamentarie dettate nel 1366 da Pietro Mirante. Creato cardinale di S. Eusebio dal papa Urbano VI il 18 settembre 1378, lasciò l’arcidiocesi pisana.

Bernabò Malaspina (1380)

Una doppia proposta di nomina da parte dei canonici della cattedrale provocò alla fine di marzo del 1380 la scelta da parte del papa Urbano VI di un forestiero, già canonico di Sarzana e poi vescovo di Atri e Penne in Abruzzo. Il nuovo arcivescovo giunse a Pisa il 12 aprile 1380 e morì il 7 novembre del medesimo anno. Fu sepolto nella cattedrale.

Lotto Gambacorta (1381 – 1394)

Figlio di Gherardo, fratello di Pietro Gambacorta, signore di Pisa dal 1370, nacque verso il 1360. Divenuto canonico, notaio apostolico e rettore della chiesa di S. Giorgio dei Tedeschi, per intercessione dello zio il 20 gennaio 1381 fu nominato arcivescovo dal papa Urbano VI. Fu consacrato dopo aver ottenuto le dispense necessarie per la sua giovane età e l’aver ricevuto i soli ordini minori. I cronisti contemporanei misero in rilievo il carattere più mondano che religioso del suo operato. Dopo l’uccisione dello zio il 21 ottobre 1392, fuggì dalla città rifugiandosi nella rocca di Montevaso. Il 9 settembre 1394 fu nominato vescovo di Treviso.

Giovanni (VI) Gabrielli (1394 – 1400)

Nato a Pontremoli, dottore in diritto canonico e civile, fu canonico di Corone e cappellano del papa Bonifacio IX. Nel 1391 divenne vescovo di Massa Marittima e fu poi incaricato dal pontefice di una missione diplomatica in Polonia e Lituania. Nominato l’11 settembre 1394, prese possesso della sede l’8 novembre del medesimo anno. Morì il 25 giugno 1400.

Ludovico Bonito (1400 – 1406)

Nato ad Agrigento intorno alla metà del XIV secolo da nobile famiglia amalfitana, si laureò in utroque iure. Fu eletto arcivescovo di Palermo tra la fine del 1385 e il marzo 1386: seguace della politica antiaragonese dei Chiaromonte, fu privato dell’ufficio arcivescovile nel giugno 1392. Il papa Bonifacio IX lo nominò nel 1392 arcivescovo di Antivari, di Tessalonica nel 1395, di Pergamo nel 1399 e infine, il 18 luglio 1400, arcivescovo di Pisa. La conquista fiorentina dell’ottobre 1406 pose termine al suo ufficio ed egli fu trasferito il 29 luglio 1407 all’arcidiocesi di Taranto.

Alamanno Adimari (1406 – 1411)

Nato a Firenze nel 1362, divenne dottore utriusque iuris e canonico della cattedrale di Firenze, poi parroco della chiesa di S. Stefano a Modigliana Faentina e protonotaro apostolico. Il 13 dicembre 1400 il papa Bonifacio IX lo nominò vescovo di Firenze, ma per l’opposizione riscontrata in città fu trasferito il 16 novembre 1405 alla diocesi di Taranto e il 3 novembre 1406 all’arcidiocesi pisana. Partecipò al Concilio di Pisa del 1409, aderì poi a Giovanni XXIII e fu da questi nel 1410 inviato come legato in Francia e creato nel 1411 cardinale del titolo di S. Eusebio.

Pietro de’ Ricci (1411 – 1417)

Di illustre famiglia fiorentina, divenne nel 1384 canonico della cattedrale fiorentina e nel 1388 pievano di Empoli. Nel 1403 fu nominato vescovo di Arezzo e traslato alla Chiesa pisana il 9 ottobre 1411 dal papa Giovanni XXIII. Morì il 30 novembre 1417 e fu sepolto nella cattedrale presso l’altare di S. Ranieri in un sepolcro marmoreo, trasferito nel 1713 sopra la porta della sacrestia dei cappellani ed infine, ai primi del XIX secolo, in Camposanto e di lì nel 1986 nel Museo dell’Opera del Duomo.

Giuliano de’ Ricci (1418 – 1460)

Nipote del predecessore, nacque nel 1389. Con il favore dello zio ancora in giovane età ottenne diversi benefici ecclesiastici. La sua elezione, avvenuta all’inizio del 1418 ad opera dei canonici, fu confermata il 30 aprile dello stesso anno dal papa Martino V. Nel 1426 consacrò la chiesa del monastero benedettino femminile di S. Anna. Partecipò al Concilio Ecumenico di Firenze. Nel 1456 fondò due benefici nella Primaziale, uno sotto il titolo di S. Giovanni Crisostomo, l’altro di S. Giuliano. Morì il 26 dicembre 1460 e fu sepolto nella cattedrale.

Filippo dei Medici (1461 – 1474)

Figlio di Vieri, lontanamente imparentato con il ramo di Cosimo il Vecchio, nacque ad Avignone o a Firenze nel 1426. Protonotaro apostolico, divenne vescovo di Arezzo il 24 gennaio 1457 ma soggiornò frequentemente a Roma presso il papa Callisto III. Il papa Pio II lo fece referendario. Prese possesso della Chiesa pisana l’8 febbraio 1461. Nel settembre dello stesso anno fu nominato dalla Repubblica Fiorentina ambasciatore presso il re Luigi XI di Francia. Tornato a Pisa, dette inizio nell’aprile 1462 alla visita pastorale, conclusa nel luglio 1463. Negli anni successivi svolse ancora incarichi diplomatici per la Repubblica Fiorentina. Seguì da vicino la riorganizzazione dello Studio pisano, voluta da Lorenzo dei Medici, e ne presiedette la solenne inaugurazione il I novembre 1473. A lui si deve la ricostruzione del palazzo arcivescovile con il rifacimento del cortile interno e l’innalzamento di un piano. Morì il 7 ottobre 1474 e fu sepolto nel Camposanto.

Francesco (II) Salviati Riario (1475 – 1478)

Figlio di Bernardo Salviati, nacque a Firenze ed assunse il cognome Riario per i rapporti con il conte Gerolamo Riario, nipote del papa Sisto IV. Ottenne l’arcivescovado pisano dal pontefice tra la fine del 1474 e la primavera del 1475, ma, poiché la sua nomina incontrò l’opposizione di Lorenzo il Magnifico, poté prendere possesso dell’arcivescovado solo alla fine del 1475. Coinvolto nella congiura dei Pazzi contro i Medici, morì il 26 aprile 1478 impiccato ad una delle finestre del palazzo della Signoria.

Raffaele Riario (1479 – 1499)

Nato a Savona da una sorella del papa Sisto IV, assunse il cognome materno. Appena diciottenne, nel 1477, mentre studiava all’Università di Pisa, fu fatto cardinale diacono di S. Giorgio al Velabro. Liberato dallo stesso Lorenzo dei Medici dall’accusa di coinvolgimento nella congiura dei Pazzi, fu eletto arcivescovo il 17 settembre 1479, ma non venne mai a Pisa, amministrando la diocesi per mezzo di vicari, che realizzarono due visite pastorali, dal 1485 al 1491, e nel 1494. Nel 1499 rinunciò spontaneamente alla sede pisana.

Cesare Riario (1499 – 1518)

Nato anch’egli a Savona, della stessa famiglia del predecessore, subentrò nell’arcivescovado il 3 giugno 1499 ma fu consacrato solo più di due anni dopo. Non venne mai a Pisa, ma soggiornò a Firenze e a Roma, amministrando la diocesi per mezzo di vicari. Nel 1518 fu trasferito alla diocesi di Malaga.

Onofrio Bartolini dei Medici (1518 – 1555)

Nacque a Firenze intorno al 1500 da una cugina dei papi Leone X e Clemente VII. Canonico della Chiesa fiorentina, nel 1518 fu nominato amministratore dell’arcivescovado pisano con la prospettiva di divenirne arcivescovo una volta raggiunti i 27 anni, ma ricevette il pallio il 10 dicembre 1522. Godé del favore di Clemente VII, che gli concesse alcuni benefici ecclesiastici e il cognome dei Medici. Rimasto spesso lontano da Pisa, effettuò tuttavia due visite pastorali, dal 1533 al 1537 e nel 1550. Fondò nel 1552 la Congregazione dei Chierici per il servizio alla cattedrale, primo nucleo del futuro seminario vescovile. Eletto da Carlo V arcivescovo di Malaga, mentre si apprestava al trasferimento, morì il 27 dicembre 1555 e fu sepolto nel Camposanto.

Scipione Rebiba (1556 – 1560)

Nacque presso Messina il 3 febbraio 1504. Vescovo di Modigliana nel 1551, cardinale prete di S. Pudenziana nel 1555 e membro della Congregazione del Sant’Uffizio, fu nominato arcivescovo di Pisa il 10 aprile 1556. L’anno successivo fu legato apostolico presso il re Filippo II di Spagna. Fece effettuare una visita pastorale molto accurata ed attenta negli anni 1557-1558. Nel 1560 fu traslato alla sede arcivescovile di Troia in Puglia.

Giovanni (VII) dei Medici (1560 – 1562)

Figlio del duca Cosimo I, nel 1560, all’età di 17 anni, fu creato dal papa Pio IV cardinale diacono di S. Maria in Domnica e nominato amministratore perpetuo della Chiesa pisana. Fece l’ingresso solenne in Primaziale il 9 marzo 1561 ma amministrò l’arcidiocesi tramite il vicario generale Antonio De Pretis, docente nello Studio pisano. Nel 1561 fece svolgere una visita pastorale. Indisse una sinodo diocesana, che però non poté celebrare per l’immatura morte all’età di 19 anni, il 20 novembre 1562.

Angelo Niccolini (1564 – 1567)

Nato a Firenze il 29 giugno 1502, studiò ed insegnò nello Studio pisano. Nominato da Cosimo I nel 1559 governatore di Siena, esercitò l’ufficio finché il papa Pio IV lo nominò il 14 luglio 1564 arcivescovo di Pisa. Il 20 gennaio 1565 indisse una sinodo diocesana e nello stesso anno fece svolgere una visita pastorale. Creato cardinale del titolo di S. Callisto l’11 marzo 1565, nel dicembre successivo, alla morte di Pio IV, partecipò al conclave con alte possibilità di divenire papa. Morì nell’agosto 1567.

Giovanni (VIII) Ricci (1567 – 1574)

Nato a Montepulciano nel 1497, fu al servizio dapprima del cardinale Antonio Del Monte e poi, dal 1533, della Camera Apostolica. Fu incaricato di delicate missioni a carattere finanziario in Spagna e nell’Italia meridionale. Nel 1544, nominato arcivescovo di Siponto, iniziò la carriera di nunzio apostolico, dapprima in Portogallo, poi in Spagna. Nel 1551 il papa Giulio III lo nominò tesoriere della Camera Apostolica e lo creò cardinale di S. Vitale, e successivamente di S. Maria in Trastevere. Favorì i buoni rapporti tra il papato e la Toscana e ispirò l’erezione nel 1561 di Montepulciano a sede vescovile, di cui tenne l’amministrazione fino alla nomina del vescovo. Nominato arcivescovo dal papa Pio V il 3 settembre 1567, fu dispensato dalla residenza e l’arcidiocesi fu retta in qualità di vescovo suffraganeo da Antonio Lorenzini, vescovo di Cesarea, anch’egli originario di Montepulciano e imparentato con il papa Marcello II. Il Lorenzini cercò di attuare i decreti del Concilio di Trento, scontrandosi violentemente con le monache renitenti ad adottare le nuove regole della clausura monastica. Effettuò tre visite pastorali (1568-1569, 1570-1571, 1572-1573) e favorì nel 1569 l’ingresso in città dei Cappuccini, che si installarono a S. Donnino.

L’arcivescovo presenziò la sinodo diocesana del 1568 ed eresse in Pisa il Collegio Ricci, destinato al mantenimento di otto giovani di Montepulciano studenti nell’Università. Morì a Roma il 3 maggio 1574.

Pietro Giacomo Bourbon Del Monte (1574 – 1575)

Nato nel 1539, dopo aver governato alcune città dello Stato Pontificio, entrò a Roma a far parte della Consulta. Fu nominato arcivescovo dal papa Gregorio XIII il 19 maggio 1574 ma fece il solenne ingresso solo il 9 novembre. Effettuò una visita pastorale negli anni 1574-1575 sulla base dei canoni del Concilio di Trento, con particolare attenzione per i monasteri femminili cittadini, e celebrò una sinodo il 27 maggio 1575. La sua moderazione fu particolarmente apprezzata dalla cittadinanza pisana. Morì appena trentaseienne il 22 novembre 1575 e fu sepolto nella cattedrale.

Ludovico Antinori (1575 -1576)

Nato a Firenze nel 1531 dalla nobile famiglia fiorentina, studiò diritto civile e canonico e, entrato nella carriera ecclesiastica, andò a Roma, dove fu dapprima al servizio del cardinale Carlo Carafa, nipote del papa Paolo IV, per conto del quale operò presso la corte francese negli anni 1556-1558, e poi del vescovo di Viterbo Sebastiano Gualtieri, che accompagnò al Concilio di Trento nel 1562. Negli anni successivi svolse incarichi diplomatici per il papa Pio IV e per il duca Cosimo I dei Medici. Nominato vescovo di Volterra il 2 agosto 1568, rimase tuttavia lontano dalla Toscana fino al 1574. Il 9 gennaio 1575 fu trasferito al vescovado di Pistoia e il 2 dicembre 1575 all’arcivescovado di Pisa: presone possesso il 22 gennaio 1576, morì il 13 febbraio seguente e fu sepolto nella cattedrale.

Bartolomeo Giugni (1576 – 1577)

Anch’egli fiorentino, nacque nel 1493. Fu preposito del duomo della sua città e titolare di diversi pievi e priorie rurali; fu eletto ormai ottuagenario il 20 febbraio 1576 ed entrò nella sua Chiesa il 17 marzo. Morì il 26 giugno 1577 e fu sepolto nella cattedrale.

Matteo Rinuccini (1577 -1582)

Dottore in utroque e canonico fiorentino, fu nominato dal papa Gregorio XIII il 23 agosto 1577 e giunse a Pisa il 16 novembre. Il I giugno 1580 celebrò una sinodo diocesana, che trasformò la Congregazione dei Chierici per il servizio alla cattedrale in Seminario arcivescovile, con l’assegnazione di vari benefici vacanti. Effettuò un’accurata visita pastorale negli anni 1578-1581. Morì l’8 gennaio 1582 e fu sepolto presso la porta maggiore della cattedrale.

Carlo Antonio Dal Pozzo (1582 – 1607)

Nato a Biella il 30 novembre 1547, cadetto di nobile famiglia, scelse la carriera giuridica e studiò a Pavia, Pisa, Padova e Bologna, dove si addottorò nel 1566. Dopo un soggiorno romano, si trasferì a Firenze alla corte medicea, ricoprendo dal 1574 l’importante ufficio di auditore fiscale. Divenuto protonotaro apostolico, nel 1578 prese gli ordini sacri e il 17 settembre 1582 fu nominato arcivescovo di Pisa dal papa Gregorio XIII. Continuò tuttavia a risiedere alla corte medicea, ove fu ascoltato consigliere dei granduchi Francesco I e, soprattutto, Ferdinando I, con il quale mantenne un forte legame.

Malgrado l’impegno politico, si occupò sempre attivamente della sua arcidiocesi, benché preferisse l’attività politica a quella pastorale. Dai suoi vicari furono effettuate due visite pastorali, nel 1582 e nel 1596-1597. Chiamò a Pisa i Padri dell’Ordine di S. Francesco di Paola, cui assegnò S. Torpè, e i Barnabiti, che insediò in S. Frediano. Dopo l’incendio della cattedrale del 1595, si dedicò al suo restauro, utilizzando anche denaro proprio e donando al capitolo numerose opere d’arte e preziosi paramenti. Iniziò la costruzione della sede del Seminario in piazza dell’Arcivescovado, poi interrotta. Nel 1603 fece un’ingente donazione a favore della Pia Casa di Misericordia per l’assistenza degli infermi a domicilio e l’8 dicembre 1604 fondò il Collegio Puteano per gli studenti piemontesi. Morì nella sua residenza estiva di Seravezza il 13 luglio 1607 e fu sepolto nella cappella che aveva fatto erigere nel Camposanto.

Sallustio Tarugi (1607 – 1613)

Originario di Montepulciano, ricoprì importanti incarichi nella Curia romana. All’inizio del 1600 gli fu affidata l’amministrazione della diocesi di Montepulciano, poi fu inviato dal granduca Ferdinando I come ambasciatore presso Filippo III, re di Spagna, incarico che esercitò per cinque anni. Ritornato in Toscana, fu nominato dal papa Paolo V arcivescovo il I ottobre 1607. Effettuò una visita pastorale negli anni 1610-1613. Fu molte volte a Roma per difendere i diritti della sede pisana nella contesa tra gli arcivescovi di Cagliari e di Sassari sulla primazia della Sardegna. Recatosi per motivi di salute a Montepulciano, vi morì  il 10 agosto 1613 e fu sepolto nella cattedrale pisana.

Francesco (III) Bonciani (1613 – 1619)

Nato a Firenze nel 1552 da nobile famiglia, studiò lettere, diritto e teologia e fu incaricato di delicate missioni diplomatiche dai granduchi Ferdinando I e Cosimo II. Abbracciato tardi lo stato ecclesiastico, ottenne nel 1596 un canonicato nella cattedrale fiorentina e divenne poi arcidiacono. Fu consacrato arcivescovo di Pisa il 6 novembre 1613, ma nel 1617 fu incaricato di un’altra missione diplomatica in Francia. Effettuò una visita pastorale negli anni 1614-1616. Morì il 28 novembre 1619, lasciando la sua cospicua biblioteca ai Domenicani di S. Maria Novella di Firenze. Fu sepolto in cattedrale dietro l’altare di S. Ranieri.

Giuliano dei Medici (1620 – 1636)

Nato a Firenze nel 1574, divenne canonico fiorentino e svolse importanti e delicate missioni diplomatiche per conto dei granduchi. Fu nominato arcivescovo dal papa Paolo V il 15 giugno 1620. Manifestò un grande impegno a favore della sua diocesi. Convocò due sinodi diocesane, nel 1628 e nel 1634, ed effettuò due visite pastorali, negli anni 1622-1625 e 1629-1632. Nel 1627 terminò la costruzione del Seminario in piazza dell’Arcivescovado, iniziata da Carlo Antonio Dal Pozzo, promosse l’introduzione dei Minori Francescani in S. Piero a Grado e dei Barnabiti a Livorno, consacrò nel 1627 la chiesa dei Cappuccini di S. Donnino. Durante la peste del 1630 si adoperò per soccorrere i poveri e i malati. Donò alla cattedrale ricchi paramenti, reliquiari ed una croce pettorale. Morì il 6 gennaio 1636, lasciando eredi i poveri e la Chiesa pisana, e fu sepolto nella cattedrale.

Scipione Pannocchieschi D’Elci (1636 – 1663)

Nobile senese, formò la sua personalità al seguito del padre, pedagogo di Ferdinando II dei Medici e ambasciatore presso il re Filippo III di Spagna. Governatore prima di Spoleto, poi di Ancona e infine di Fermo, fu nominato il 28 agosto 1631 vescovo di Pienza, da cui nel febbraio 1636 fu traslato all’arcidiocesi di Pisa. Fu molto stimato dal granduca Ferdinando II e dai papi Innocenzo X e Alessandro VII, che lo nominarono nunzio apostolico rispettivamente a Venezia e presso l’imperatore di Germania. Per questi servigi nel 1657 fu creato cardinale di S. Sabina. Convocò almeno due sinodi diocesane nel 1639 e nel 1659. Effettuò cinque visite pastorali (1636-1639, 1642-1644, 1651-1653, 1656-1657, 1659-1662). Rinunciò alla sede pisana nel 1663.

Francesco (IV) Pannocchieschi D’Elci (1663 – 1702)

Nipote del precedente, nacque a Firenze verso il 1626. Cameriere segreto del papa Alessandro VII e canonico di S. Pietro, fu nominato arcivescovo di Pisa nell’ottobre 1663. Il suo governo episcopale riprese i motivi tipici del modello post-tridentino del buon vescovo sia per l’intensa attività pastorale sia per l’attenzione alla formazione culturale e morale del clero diocesano. Emanò provvedimenti a favore del Seminario e per il soggiorno estivo dei seminaristi acquistò nel 1696 un edificio in via Tavoleria. Effettuò quattro visite pastorali (1664-1667, 1672-1674, 1681-1687, 1689-1701) e tenne tre sinodi diocesane, nel 1666, nel 1678 e nel 1688. Cercò di controllare l’esuberante movimento devozionale del tempo, regolamentando i nuovi culti e le nuove devozioni entro il binario costituito dal culto eucaristico e dalla pastorale parrocchiale. Nell’accesa conflittualità che contraddistinse la Chiesa pisana ebbe una lunga vertenza con i Canonici, ma soprattutto con la Religione dei Cavalieri di S. Stefano, che vanamente tentò d’intaccare la giurisdizione episcopale. Alla morte di Alessandro VIII, su di lui si appuntò in un primo tempo l’attenzione del conclave, tanto che in uno scrutinio ebbe la maggioranza. Arricchì la cattedrale con preziose e artistiche suppellettili. Morì il 20 giugno 1702 e fu sepolto nella cattedrale.

Francesco (V) Frosini (1702 – 1733)

Nato a Pistoia il 22 marzo 1654 da nobile famiglia, entrò diciottenne nel Collegio Ferdinando di Pisa, laureandosi nel 1675 in utroque iure. Tornato a Pistoia, fu maestro di retorica nel Collegio della Sapienza. Nel 1685 ricevette la tonsura e nel 1686 fu ordinato prete. Nel 1688 divenne canonico della cattedrale pistoiese e fu in due occasioni, nel 1690 e nel 1700, vicario capitolare della diocesi. Il 24 gennaio 1701 fu nominato, su proposta del granduca Cosimo III, vescovo di Pistoia e Prato e, sempre per interessamento del granduca, fu trasferito il 2 ottobre 1702 all’arcidiocesi di Pisa.

Manifestò un forte impegno pastorale: per rinnovare la vita religiosa, chiamò i Lazzaristi a tenere per quattordici mesi le missioni, eresse molte congregazioni spirituali, cui dovevano intervenire i sacerdoti, e impose al clero la partecipazione agli esercizi spirituali, celebrò tre sinodi diocesane –nel 1707, nel 1716 e nel 1725–, effettuò quattro visite pastorali (1703-1705, 1709-1715, 1717-1726, 1726-1732) e riorganizzò il Seminario, cui assegnò anche la sua biblioteca. Riuscì a superare i contrasti interni apertisi durante l’episcopato del suo predecessore; nel 1719 cedette la chiesa di S. Eufrasia ai Carmelitani Scalzi.

Si distinse nella confutazione delle teorie giansenistiche e fu tra i primi vescovi toscani ad accettare la bolla Unigenitus. Diede prova di grande carità verso i poveri; lasciò alla Mensa Arcivescovile il palazzo presso la chiesa di S. Matteo, attuale sede della Prefettura. Morì il 22 novembre 1733 e fu sepolto nella cattedrale, a destra della porta maggiore.

Francesco (VI) Guidi (1734 – 1778)

Nato a Volterra il 16 aprile 1694, fu vescovo di Arezzo nel 1733 e traslato a Pisa il 15 febbraio 1734. Riformatore moderato, attento alla disciplina del clero, poco incline verso gli ordini regolari, fautore di una riforma ecclesiastica graduale, attuata in collaborazione con l’autorità statale, s’impegnò soprattutto nel buon governo spirituale della diocesi e nella collaborazione con gli ufficiali granducali nella preparazione di progetti riformatori in campo ecclesiastico ed educativo. Effettuò due visite pastorali, negli anni 1736-1747 e 1749-1763. Ingrandì il convento di S. Eufrasia per gli esercizi spirituali del clero, ma poi a tale scopo eresse nel 1754 un nuovo edificio in luogo della soppressa prioria di S. Jacopo in Orticaria. Soppresse alcune parrocchie cittadine in cattive condizioni e non più rispondenti alle necessità della popolazione e promosse il trasferimento degli Olivetani da S. Pietro in Vinculis a S. Michele degli Scalzi, da cui furono allontanati i Canonici Regolari Lateranensi. Restaurò il palazzo arcivescovile, facendo erigere la cappella dei Ss. Efisio e Potito, affrescata dai fratelli Melani. Arricchì la cattedrale dell’altare maggiore e di suppellettili preziose per i pontificali. Costruì a Livorno la chiesa cattolica di rito greco. Morì il 29 giugno 1778 e fu sepolto nella cattedrale.

Angiolo Franceschi (1778 – 1806)

Nacque a Pisa da nobile famiglia il 14 ottobre 1734. Studiò nel Real Collegio dei Nobili a Parma, tenuto dai Gesuiti, e lì prese la tonsura. Tornato a Pisa nel 1751, fu ordinato sacerdote il 24 novembre 1757. Laureatosi in utroque iure a Pisa nel 1758, esercitò la professione forense a Firenze. Nel 1761 divenne canonico della cattedrale e nel 1763 vicario generale dell’arcivescovo Guidi, nel 1766 proposto di Livorno. Il 25 novembre 1775 fu eletto vescovo di Arezzo e il 20 settembre 1778 arcivescovo di Pisa, facendo il suo ingresso il 14 gennaio 1779.

Avversario del radicalismo riformatore, nel periodo delle maggiori trasformazioni istituzionali della Chiesa toscana ad opera del granduca Pietro Leopoldo, riuscì a mantenere stretti rapporti con il sovrano e a condizionarne gl’interventi, scongiurando le misure più eversive e favorendo soluzioni di compromesso. Compì due visite pastorali, dal 1779 al 1797 e dal 1798 al 1805, eresse nel 1784 il nuovo Seminario arcivescovile di S. Caterina e riordinò la struttura parrocchiale cittadina, sostituendo ad ordini religiosi soppressi il clero secolare, attuando così un articolato programma di ristrutturazione delle istituzioni ecclesiastiche di base, con una particolare attenzione nei confronti della cura d’anime.

Restaurò l’arcivescovado e i locali della curia, ove fu fatta la sala delle lauree affrescata dal Tempesti. Morì il 14 marzo 1806, lasciando eredi i poveri e il Seminario; fu sepolto in cattedrale presso la porta della crociera del SS. Sacramento.

Ranieri Alliata (1806 – 1836)

Nacque a Pisa il 27 maggio 1752 da nobile famiglia. Fu educato a Bologna nel Collegio dei Nobili tenuto dai Gesuiti. Fu consacrato vescovo di Volterra il 21 dicembre 1791, e promosso da Pio VII lo alla sede pisana il 19 settembre 1806.

Per la strenua difesa dell’autorità pontificia ebbe forti contrasti con Napoleone, che lo convocò a Parigi per ben due volte. Ottenne l’approvazione del culto della B. Chiara Gambacorti e del B. Giordano da Rivalto e degli uffizi propri di S. Ranieri e dei Ss. Efisio e Potito. Fondò il monastero delle Cappuccine. Compì due visite pastorali, la prima dal 1807 al 1819, la seconda dal 1821 al 1828. Ricomprò l’altare del SS. Sacramento e fece costruire a proprie spese l’altar maggiore del Duomo, che consacrò nel 1825. Colpito da cecità nel 1835, morì l’8 agosto 1836 e fu sepolto in Duomo presso l’altare del SS. Sacramento.

Giovanni Battista Parretti (1839 – 1851)

Nobile fiorentino, nacque il 19 dicembre 1779 nel piviere di Signa. Canonico del Duomo di Firenze, vescovo di Fiesole il 23 dicembre 1827, divenne arcivescovo di Pisa il 23 dicembre 1839 e fece l’ingresso solenne l’8 marzo 1840. Nel 1843 fu assistente al soglio pontificio.

Tenne una sinodo provinciale nel 1850 e compì una visita pastorale, dal 1842 al 1850. Realizzò per il clero una casa a Marlia, fondò due posti gratuiti in seminario e vi istituì le cattedre di Diritto canonico e civile e di Sacra Scrittura. Favorì la risistemazione urbanistica della piazza dell’Arcivescovado. Nel 1848, dopo i primi moti risorgimentali, fu oggetto di oltraggi e ingiurie in occasione della venuta del granduca Leopoldo II: gli avvenimenti burrascosi di quegli anni turbarono profondamente il suo animo sensibile tanto da affrettarne la fine. Morì il 20 novembre 1851 e fu tumulato nel Duomo.

Cosimo Corsi (1853 – 1870)

Nato a Firenze dai marchesi Corsi il 10 giugno 1798, nel 1815 ricevette gli ordini minori, nel 1817 si recò a Roma, ove compì una rapida carriera. Ordinato sacerdote nel 1821, il 24 gennaio 1842 il papa Gregorio XVI lo creò cardinale dei Ss. Giovanni e Paolo e il 20 gennaio 1845 lo nominò vescovo governatore di Jesi. Il 19 dicembre 1853 divenne arcivescovo di Pisa, ma entrò in diocesi solo il 17 maggio 1855 per essersi opposto alla richiesta del regio exequatur.

Uomo di vita ascetica e frugale, buon predicatore, s’impegnò fortemente nell’attività pastorale e per il miglioramento intellettuale e morale del clero, emanando in materia precise disposizioni ai parroci e scrivendo numerose lettere pastorali. Riuscì a mantenere, in momenti particolarmente difficili, l’unità degli ecclesiastici pisani. A lui si deve una visita pastorale, dal 1856 al 1867, per la quale pubblicò le istruzioni. Istituì il primo Circolo della Gioventù Cattolica.

Deciso avversario del giurisdizionalismo, negli anni 1855-1859 s’impegnò nella lotta contro gli interventi del governo toscano negli affari ecclesiastici. La sua intransigenza si manifestò anche di fronte al nuovo Regno d’Italia e portò ben presto ad una rottura in occasione del rifiuto di celebrare in cattedrale il Te Deum per la festa nazionale. Arrestato il 19 maggio 1860, fu trattenuto a Torino fino al 6 giugno e poi rientrò nella sua diocesi il I agosto. L’arresto aumentò il suo prestigio, approfondì il solco tra la Chiesa e lo Stato e rese il Corsi la guida della Chiesa toscana, in stretto rapporto con il pontefice. Tra il 1861 e il 1869 contribuì a stilare tre documenti dell’episcopato toscano indirizzati rispettivamente al re, al ministro Vacca e al presidente del Senato. Dietro sue istruzione nel 1869 fu celebrato il matrimonio morganatico del re Vittorio Emanuele II con Rosa Vercellana Guerrieri. Partecipò al Concilio Vaticano I. Morì ad Agnano il 7 ottobre 1870. Deposto nella cappella Ammannati nel Camposanto, vi fu tumulato il 28 gennaio 1875 e solo nel 1898 fu concessa dalle autorità civili la sepoltura nel Duomo.

Paolo Micallef (1871 – 1883)

Nacque a Malta il 15 maggio 1818. Agostiniano, divenne padre generale dell’Ordine e fu nominato consultore dell’Inquisizione. Il 23 dicembre 1863 fu eletto vescovo di Città di Castello ma ritardò il suo ingresso per quattro anni per l’opposizione delle autorità italiane. Fu pertanto inviato come amministratore apostolico nella nuova diocesi di Gozo, appena staccata da Malta. Partecipò al Concilio Ecumenico Vaticano I. Nel 1870 fu nominato vescovo di Borgo S. Sepolcro e il 27 ottobre 1871 arcivescovo di Pisa. Fece il suo ingresso nella diocesi l’8 dicembre ma ottenne l’exequatur solo il 16 giugno 1877. Per tale motivo non poté prendere possesso del palazzo arcivescovile né delle proprietà della Mensa e visse in Seminario, facendo vita comune con i seminaristi.

La sua attività pastorale ebbe un indirizzo prevalentemente religioso-devozionale. Tra le sue principali intuizioni la necessità di dar vita a forme organizzate di attività laicale e l’attenzione alle comunicazioni sociali con la fondazione del primo settimanale diocesano, La Torre di Pisa, nel 1873, cui seguì l’anno successivo La Croce Pisana. Scrisse lettere pastorali e compì una visita alla diocesi, della quale è andata perduta la documentazione. Nel 1879, colpito da paralisi, chiese un coadiutore, che giunse solo nell’autunno 1881 nella persona del conte Ferdinando Capponi, vescovo di Volterra, con diritto di successione. L’arcivescovo si ritirò allora a Forte dei Marmi, dove morì l’8 marzo 1883. Deposto nella cappella Dal Pozzo nel Camposanto, fu tumulato nel Duomo soltanto nel 1905.

Ferdinando Capponi (1883 – 1903)

Nato a Firenze il I aprile 1835 dai conti Capponi, nel 1862 divenne vicario capitolare della diocesi di Fiesole e poi vicario generale. Vescovo di Volterra dal 27 luglio 1873, fu nominato il 18 novembre 1881 arcivescovo titolare di Tessalonica e coadiutore, con diritto di successione, dell’arcivescovo Micallef, cui successe nel 1883.

Uomo buono e mite, esercitò il suo ministero con grande prudenza e carità, visitando quotidianamente gli infermi e devolvendo il suo patrimonio personale e quello della Chiesa ai poveri. Promosse l’ingresso nella diocesi dei frati Bigi, dei Salesiani, delle Suore di S. Giuseppe e delle Figlie di S. Vincenzo, e aiutò la nascita delle Figlie di Nazareth, fondate da padre Agostino da Montefeltro, di cui fu amico e che invitò nel 1896 a predicare la Quaresima in Duomo. Istituì il Circolo Universitario Cattolico. Scrisse molte lettere pastorali e compì una visita alla diocesi tra il 1884 e il 1894. Riaprì al culto la chiesa di S. Francesco, dove avrebbe desiderato essere sepolto. Nel 1897 indisse le feste giubilari della Madonna di Sotto gli Organi, durante le quali avvennero tumulti e manifestazioni anticlericali. Nel 1889 divise il collegio di S. Caterina dal Seminario e nel 1891 fornì i due istituti di un osservatorio meteorologico. Per le sue nozze d’oro col sacerdozio, gli furono regalati molti preziosi arredi sacri, che egli destinò alla cattedrale. Morì il 21 marzo 1903. La sua salma, per deliberazione municipale, fu deposta nel Camposanto, da cui fu poi traslata in Duomo.

Pietro Maffi (1903 – 1931)

Nacque a Corte Olona il 12 ottobre 1858. Ordinato sacerdote il 16 aprile 1881, fu dall’ottobre 1901 vicario generale e dal 30 aprile 1902 amministratore apostolico di Ravenna. Consacrato vescovo titolare di Cesarea di Mauritania ed ausiliare di Ravenna il 9 giugno 1902, il 19 maggio 1903 fu nominato arcivescovo di Pisa, facendo il suo ingresso il 10 gennaio 1904. Nello stesso anno fu chiamato dal papa Leone XIII ad assumere la presidenza effettiva del Congresso Mariano. Il 23 marzo 1907 divenne cardinale. Per il suo acceso nazionalismo l’opposizione della Chiesa austriaca ne impedì l’elezione a papa dopo la morte di Pio X nell’estate 1914. Gli furono conferite le più alte onorificenze da molti stati europei, fra cui, nel 1930, il collare della SS. Annunziata. L’8 gennaio di quello stesso anno benedì le nozze fra il principe ereditario Umberto di Savoia e Maria Josè del Belgio. 

Particolarmente importante fu la sua attività scientifica di matematico e astronomo. Compì studi sulle stelle cadenti e pubblicò interessanti ricerche. Fondatore della Rivista di Scienze fisiche naturali e matematiche, fu dal 1904 presidente del consiglio direttivo della Specola Vaticana.

La sua figura è stata assunta quale paradigma in età contemporanea dei grandi vescovi del medioevo: egli seppe circondarsi di collaboratori laici ed ecclesiastici che ne diffusero l’immagine scientifica e pastorale in Italia e all’estero e, attraverso i suoi comportamenti, favorì il superamento di quell’anticlericalismo che aveva caratterizzato il secolo precedente. Compì quattro visite pastorali, la prima tra il 1904 e il 1908, la seconda tra il 1909 e il 1913, la terza tra il 1913 e il 1920, la quarta tra il 1923 e il 1927. Dal 29 settembre al I ottobre 1920 indisse una sinodo, durante la quale il territorio diocesano venne ripartito in ventuno vicariati foranei e quattro urbani. Nel 1928 tenne a Pisa il I Congresso Eucaristico Diocesano. Scrisse molte lettere pastorali, che, insieme con le omelie e i discorsi, vennero raccolte nel 1929 in tre volumi, editi dalla S.E.I. di Torino. Il suo interesse per i mezzi di comunicazione sociale si concretizzò nel 1905 con la fondazione del settimanale diocesano Il Giornale di Pisa, divenuto nel 1911 Per il bene e nel 1923 Vita Nova, e nel 1913 del quotidiano cattolico Il Messaggero Toscano. Dopoché nel 1874, sotto l’episcopato del Micallef, era stata soppressa la Facoltà di Teologia dell’Università, il 22 novembre 1909 egli la ricreò all’interno del Seminario, dove istituì anche la cattedra di sociologia, affidandola a Giuseppe Toniolo. Insieme con l’insigne sociologo, nel 1907 a Pistoia dette inizio alle Settimane Sociali dei cattolici italiani. Il 15 luglio 1930 il papa Pio XI, su sua richiesta, nominò prelati domestici durante munere i canonici della Primaziale e i quattro proposti di Barga, Pontedera, Seravezza e Pietrasanta.

A lui si devono molte iniziative assistenziali, tra cui nel 1923 la Piccola Casa della Divina Provvidenza, creata con i lasciti della famiglia Rosselmini Gualandi, e nel 1930 l’Opera Cardinale Maffi. Dispiegò un’intensa attività di costruzione e ristrutturazione di edifici religiosi: fece restaurare il Seminario e la villa di Calci, la casa per i ritiri a Porta a Piagge, affidata ai Padri Oblati, e fece edificare le nuove chiese di Marina di Pisa e di S. Pietro in Palazzi. Nella cattedrale promosse la ricostruzione del sepolcro di Arrigo VII nel 1921 e del pergamo di Giovanni Pisano nel 1926; fece inoltre eseguire dal Pogliaghi gli angeli in bronzo per l’altare maggiore. Dotò l’arcivescovado di una ricchissima biblioteca.

Morì il 17 marzo 1931 e fu sepolto al centro del presbiterio della cattedrale.

Gabriele Vettori (1932 – 1947)

Nato a Fibbiana presso Empoli il 13 dicembre 1869, compì gli studi nel seminario di Firenze e fu parroco di S. Salvi. Vescovo di Tivoli il 15 aprile 1910, trasferito il 6 dicembre 1915 alle diocesi unite di Pistoia e Prato, il 6 febbraio 1932 fu nominato arcivescovo di Pisa, ove fece l’ingresso solenne il 24 aprile. Assistente al Soglio Pontificio, nel 1934 divenne Grande Ufficiale dell’Ordine Supremo del Santo Sepolcro.

Compì due visite pastorali, la prima dal 1932 al 1939, la seconda dal 1939 al 1943. Manifestò un grande impegno pastorale, occupandosi prevalentemente della vita e della disciplina del seminario, dell’educazione e della catechesi, istituendo nel 1935 l’Ufficio Catechistico Diocesano, e dell’Azione Cattolica, che si sviluppò grandemente durante il suo episcopato. Scrisse molte lettere pastorali.

Curò notevoli restauri nel palazzo arcivescovile.

Il suo amore per la città si manifestò soprattutto nell’ultima fase della II Guerra Mondiale, nell’estate del 1944, quando, rimasta l’unica autorità presente in città, si preoccupò di alloggiare, nutrire e curare migliaia di sfollati. Per tale motivo ottenne la cittadinanza onoraria. Dopo il periodo bellico, s’impegnò anche per l’assistenza ai prigionieri del campo di concentramento di Coltano e iniziò l’opera di ricostruzione degli edifici per il culto e le attività pastorali, e proprio in occasione di una benedizione di nuovi edifici a Ripa di Stazzema fu colpito dal malore che lo portò alla morte il 2 luglio 1947. Fu sepolto in cattedrale nel transetto di S. Ranieri.

Furono suoi ausiliari Ercole Attuoni, poi arcivescovo di Fermo, e Ezio Barbieri, successivamente vescovo di Città della Pieve.

Ugo Camozzo (1948 – 1970)

Nacque a Milano da famiglia veneziana il 28 novembre 1892. Divenuto sacerdote a Venezia il 29 maggio 1915 e laureatosi nel 1918 in Diritto Canonico, esercitò l’ufficio di segretario del patriarca cardinale La Fontaine e percorse tutti i gradi della carriera curiale diocesana. Nel 1919 fondò il Collegium Tarsicii, particolarmente dedicato all’educazione dei giovani, attività che lo contraddistinse negli anni veneziani. Nel 1926 fu nominato canonico penitenziere della basilica di S. Marco e nel 1933 direttore spirituale del Seminario Patriarcale. Eletto vescovo di Fiume il 17 agosto 1938, fu consacrato il 21 settembre dello stesso anno. Fu costretto a lasciare la sua diocesi nell’agosto del 1947, dopo l’annessione alla Jugoslavia, insieme con molti profughi. Nominato arcivescovo di Pisa il 31 gennaio 1948, fece il solenne ingresso il 7 marzo successivo. Assistente al Soglio Pontificio nel 1953, fu insignito della Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana e divenne cittadino onorario di Pisa.

La sua intensa attività pastorale ebbe inizio con la Peregrinatio Mariae, indetta dal marzo al settembre 1949. Altri momenti particolarmente significativi furono, nel settembre-ottobre 1953, il II Congresso Eucaristico diocesano, nel 1954 l’Anno Mariano e la sinodo diocesana del 14-17 ottobre, nel 1958 i solenni festeggiamenti in onore della Madonna di Sotto gli Organi, nel 1960 l’VIII centenario di S. Ranieri e, soprattutto, nel 1965 il Congresso Eucaristico Nazionale, al quale intervenne anche il papa Paolo VI. Compì due visite pastorali, una iniziata nel 1949 e l’altra svoltasi dal 1963 al 1965. Scrisse numerose lettere pastorali.

Il suo interesse per gli ambiti sociali si manifestò nell’ospitare a Pisa nel settembre 1954 la XXVII Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, e nella conclusione del processo canonico sul servo di Dio Giuseppe Toniolo, del quale acquistò la casa perché fosse sede di opere sociali e a cui dedicò il pensionato universitario costruito presso il Seminario.

Continuò l’opera di ricostruzione intrapresa dal predecessore e trasformò la villa del Seminario a Calci nella casa per ritiri spirituali Oasi del Sacro Cuore.

Ebbe come ausiliare nel 1962 Antonio Angioni, dal 1968 vescovo di Pavia, e Benvenuto Matteucci, amministratore apostolico sede plena dal 1968 al 1970, allorché, il 3 ottobre, per limiti di età e motivi di salute, venne trasferito alla chiesa titolare di Irina pro hac vice arcivescovile. Morì a Padova il 7 luglio 1977 e fu sepolto nella cattedrale pisana.

Benvenuto Matteucci (1971 – 1986)

Nato a Carmignano, nella diocesi di Pistoia, il 2 febbraio 1910, divenuto sacerdote il 14 agosto 1932 e laureato in Teologia a Roma, dal 1936 al 1938 fu insegnante di teologia e vicerettore del seminario di Pistoia, poi dal 1938 al 1961 parroco di Poggio alla Malva, dal 1961 al 1968 canonico e incaricato per la formazione culturale del clero pistoiese. Dal 1935 aveva iniziato un’intensa collaborazione teologica e culturale a giornali e riviste cattoliche, alla Radio Vaticana e alla Radio Italiana, dedicandosi anche ad una feconda attività di saggista e pubblicista in campo storico e teologico. Dal 1962, anno in cui iniziò l’insegnamento presso l’Istituto Pastorale della Pontificia Università Lateranense, al 1965 partecipò al Concilio Vaticano II commentandone quotidianamente le sedute sull’Osservatore Romano e alla Radio Vaticana. Eletto vescovo della chiesa titolare di Forlimpopoli e amministratore apostolico sede plena della Chiesa pisana il 15 agosto 1968, ne divenne arcivescovo residenziale il 2 gennaio 1971.

Scrittore acuto e versatile, amico di letterati famosi, continuò durante il suo episcopato la sua attività di saggista. Ciò non gli impedì un’assidua attività pastorale con particolare attenzione al Seminario e al clero, per il quale istituì la cassa della fraternità, della solidarietà e delle opere diocesane.

Rilevante fu altresì il suo impegno nell’istituire parrocchie, dotandole dei rispettivi complessi parrocchiali, nelle aree di nuova urbanizzazione e nel promuovere restauri, ricostruzioni ed abbellimenti di molte chiese diocesane, del palazzo arcivescovile e del Seminario. Nel 1972 per sua iniziativa si tenne a Pisa il XIII Convegno Nazionale d’Arte Sacra nella restaurata abbazia di San Zeno.

Divenuto vescovo emerito nel giugno 1986, si ritirò nella natia Carmignano, ove morì il 16 gennaio 1993. Tumulato provvisoriamente nel Camposanto, fu sepolto in cattedrale, davanti all’altare del Santissimo Sacramento, nel 1995.

Alessandro Plotti (1986 – 2008)

Nato a Bologna l’8 agosto 1932. Alunno dell’Almo Collegio Capranica a Roma, aveva conseguito la laurea in Teologia ed era stato ordinato sacerdote il 25 luglio 1959.
Vicario parrocchiale nella parrocchia dei Ss. Urbano e Lorenzo nella Borgata di Prima Porta dal 1959 al 1961, fu poi Assistente spirituale e docente di teologia alla facoltà di Medicina e Chirurgia della Università Cattolica del Sacro Cuore dal 1961 al 1972. Fu poi parroco della parrocchia di Santa Lucia in Roma dal 1972.

Nominato vescovo titolare di Vannida e ausiliare di Roma il 23 dicembre 1980, fu consacrato dal Papa il 6 gennaio 1981. Promosso alla Chiesa Metropolitana di Pisa il 7 giugno 1986, entrò in Diocesi il 17 giugno 1986 e fu insignito del Sacro Pallio il 29 giugno 1986. Era stato Assistente, poi Presidente Nazionale dell’UNITALSI dal 1983 al 2000; Vice Presidente della Conferenza Episcopale Italiana dal 2000 fino al 2005 e dal 2006 Presidente della Conferenza Episcopale Toscana.

Nei ventidue anni di servizio pastorale alla Chiesa Pisana aveva ristrutturato gli uffici della Curia Arcivescovile dando vita ai Centri Pastorali per l’evangelizzazione e la catechesi, per il culto e la santificazione, per la pastorale territoriale e d’ambiente e per i servizi socio caritativi. Aveva pubblicato diversi Piani Pastorali per il cammino comunitario della Chiesa diocesana e compiuto tre Visite pastorali alla Diocesi. Aveva ordinato 43 sacerdoti e consacrato vescovi S.E. Mons. Giovanni Paolo Benotto, attuale Arcivescovo di Pisa e S.E. Mons. Simone Giusti Vescovo di Livorno. Aveva dato origine in diocesi al Diaconato Permanente e ai Ministeri istituiti, Aveva consacrato alcune chiese nuove o ristrutturate e diversi altari rinnovati secondo la riforma liturgica del Concilio Ecumenico Vaticano II.
Nel settembre 1989 aveva accolto a Pisa il Papa Giovanni Paolo II in Visita pastorale; nel 1990 aveva ospitato la Settimana Liturgica Nazionale, e nel 2007, nel centenario delle Settimane Sociali fondate dal Beato Giuseppe Toniolo, la Settimana Sociale dei Cattolici italiani.
Nel febbraio 2008 aveva rinunciato alla carica di Vescovo residenziale per raggiunti limiti di età, concludendo il suo cammino pastorale a Pisa con la solenne celebrazione eucaristica il 30 marzo 2008.

Ritiratosi a Roma, si era dedicato soprattutto al ministero della predicazione. Il 19 maggio 2012 era stato nominato Amministratore Apostolico “ad nutum Sanctae Sedis” della Diocesi di Trapani, incarico che aveva mantenuto fino al 3 novembre 2013.

Ha reso l’anima a Dio all’Ospedale Gemelli di Roma la mattina del 19 ottobre 2015.
Il rito delle Esequie è stato celebrato nella Chiesa centrale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma il 20 ottobre 2015. Il 21 ottobre è stata celebrata dall’Arcivescovo Benotto la Messa funebre “presente cadavere” nella Chiesa Primaziale di Pisa. Erano concelebrati tutti i vescovi della Regione Toscana e la quasi totalità dei sacerdoti pisani.
Il suo corpo è stato tumulato nella cappella di famiglia del Cimitero di Moltrasio (Como) in attesa della risurrezione.